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Antibiotici fluorochinolonici, avvertenze importanti dall’Agenzia italiana del farmaco

«Una recente revisione, condotta a livello europeo, ha esaminato i dati più recenti sull’uso degli antibiotici fluorochinolonici e valutato che il rapporto tra i benefici attesi e i potenziali rischi di questi medicinali rimane positivo soltanto per le infezioni gravi, che non si risolvono facendo ricorso ad antibiotici di altre classi».

È quanto sottolinea l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), autorità regolatoria in materia di farmaci in Italia, la quale rende noto che «la revisione ha identificato infatti segnalazioni, riportate con una frequenza molto rara, di effetti collaterali gravi e di lunga durata su tendini, muscoli, articolazioni e nervi in un numero molto limitato di pazienti che avevano assunto fluorochinoloni. A seguito di questa revisione nuove indicazioni, avvertenze e precauzioni d’uso sono state introdotte per gli antibiotici fluorochinolonici disponibili in Italia. I Fogli Illustrativi e i Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto di questi medicinali sono in corso di aggiornamento».

Per i citati motivi, l’Aifa suggerisce di «tenere presente quindi queste avvertenze per riconoscere e segnalare rapidamente eventuali effetti collaterali, se dovessero manifestarsi, e intervenire per ridurreil rischio di complicanze».

Per verificare se l’antibiotico prescritto è appartenente alla classe dei fluorochinoloni, l’Agenzia ricorda che «è un fluorochinolone se appartiene a questo elenco: ciprofloxacina, levofloxacina, lomefloxacina, moxifloxacina, norfloxacina, ofloxacina, pefloxacina, prulifloxacina e rufloxacina». In proposito, è possibile «anche consultare la banca dati farmaci AIFA inserendo nella ricerca il nome commerciale del medicinale», raggiungibile al link https://www.aifa.gov.it/trova-farmaco.

Ulteriori informazioni aggiornate possono essere fornite rivolgendosi al proprio medico curante o al farmacista di fiducia.

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Menopausa: come viverla al meglio minimizzandone i sintomi

Con il termine “menopausa” si indica il momento della vita in cui la donna cessa di essere fertile. Solitamente l’entrata in menopausa si verifica tra i 45 e i 55 anni e la diagnosi è confermata dall’assenza di mestruazioni per un periodo di almeno 12 mesi consecutivi. A partire da alcuni anni prima dell’interruzione definitiva del ciclo mestruale quest’ultimo può risultare irregolare. La cessazione dell’attività ovarica determina un calo dei livelli plasmatici di estrogeni ed è responsabile dei sintomi che accompagnano il climaterio, che coinvolgono sia la sfera fisica che psichica: vampate di calore con aumento della sudorazione, secchezza vaginale, riduzione del metabolismo e incremento ponderale, irritabilità, astenia, ansia, insonnia, calo della libido. Oltre a questi disturbi, le donne diventano più facilmente soggette ad eventi cardiovascolari e a patologie osteoarticolari.

Per prevenire l’insorgenza di queste malattie e attenuare la sintomatologia connessa alla diminuzione delle concentrazioni degli ormoni femminili nel sangue, il medico può suggerire la Terapia ormonale sostitutiva o TOS. Il trattamento consiste nella somministrazione di estrogeni e/o progestinici ed è consigliato alle pazienti che presentano sintomi importanti, con un impatto altamente negativo sulla qualità della vita. Gli ormoni devono essere assunti a basse dosi e per il minore tempo possibile, dopo un’attenta valutazione del rapporto rischi/benefici. La TOS è controindicata in caso di tumori alla mammella, all’endometrio, cioè lo strato più esterno della parete uterina, e all’ovaio.

Per alleviare la secchezza vaginale e il prurito e le irritazioni che ne conseguono, oltre a gel contenenti estrogeni da applicare localmente vendibili dietro prescrizione del medico, si consiglia l’utilizzo di pomate a base di acido ialuronico, dall’azione idratante, o di fitoestrogeni. Si tratta di sostanze vegetali simili agli estrogeni che comprendono molecole come gli isoflavoni, che aiutano a preservare il trofismo delle mucose. In caso di dolore durante i rapporti sessuali risultano utili i lubrificanti a base acquosa. I detergenti per l’igiene intima devono avere un pH più alto, vicino alla neutralità, rispetto a quelli adatti in età riproduttiva.

Gli isoflavoni, abbondanti nella soia e nel trifoglio rosso, possono essere utilizzati anche per bocca dalle donne che non vogliono o non possono assumere ormoni. Queste molecole proteggono dalle patologie cardiovascolari, aumentando i livelli di colesterolo “buono” HDL e riducendo quello “cattivo” LDL, e favoriscono il mantenimento della giusta densità ossea, prevenendo l’osteoporosi. Contrastano inoltre il disagio provocato dalla fastidiosa sensazione di aumento della temperatura corporea. I lignani sono un’altra classe di fitoestrogeni, sono prodotti del metabolismo delle piante e la fonte principale è rappresentata dai semi di lino.

Contro ansia e nervosismo si può ricorrere ad un’integrazione con vitamine del gruppo B, melissa, passiflora, tiglio, biancospino, abbinando questi supplementi a prodotti contenenti melatonina, valeriana, lavanda, luppolo, camomilla nel caso in cui agli sbalzi di umore si sommi una scarsa qualità del sonno. Se il problema non si risolvesse con l’aiuto dei rimedi naturali, il medico potrebbe prescrivere farmaci sedativi e ipnoinducenti. Una dieta varia ed equilibrata e la pratica di un’attività fisica leggera ma costante costituiscono una terapia più che valida per affrontare questo periodo della vita con una maggiore serenità e mantenere uno stato di benessere generale.

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Tiroide, ghiandola di piccole dimensioni ma dalle fondamentali funzioni

La tiroide è una ghiandola situata nella parte anteriore del collo, deputata alla secrezione di tre ormoni: la tiroxina o T4, la triiodotironina o T3 e la calcitonina. Quest’ultima è implicata nel controllo dei livelli sierici di calcio, mentre T4 e T3 svolgono un ruolo di primaria importanza nel metabolismo, nei processi di accrescimento, nello sviluppo del sistema nervoso e a livello del muscolo cardiaco. L’attività tiroidea è regolata dall’ipofisi, una ghiandola che si trova nella scatola cranica e che produce l’ormone stimolante la tiroide, abbreviato con l’acronimo TSH e chiamato anche tireotropina. Altro fattore che influenza la funzionalità tiroidea è la concentrazione plasmatica di ioni ioduro. Una dieta povera di iodio determina la riduzione della sintesi dell’ormone T4 e l’aumento della secrezione di TSH.

Il TSH stimola la produzione degli ormoni tiroidei T4 e T3, che inducono un aumento del metabolismo cellulare, portando a un maggiore consumo di ossigeno e alla produzione di energia. La produzione di calore risulta particolarmente rilevante nella risposta del corpo umano alle basse temperature. Gli ormoni tiroidei stimolano anche la sintesi proteica e facilitano l’utilizzo dei carboidrati. Per quanto riguarda crescita e sviluppo, la tiroide già nel feto è coinvolta nella differenziazione delle cellule cerebrali. Nel miocardio, gli ormoni secreti dalla ghiandola esercitano un’azione regolatoria sulla forza di contrazione e sulla frequenza cardiaca.

Le patologie tiroidee sono tra le malattie endocrine più diffuse. Nel caso di un malfunzionamento della ghiandola in eccesso si parla di ipertiroidismo o tireotossicosi, mentre se la tiroide funziona in difetto si determina un quadro di ipotiroidismo. L’ipertiroidismo è caratterizzato da un incremento del metabolismo energetico, con sudorazione e insofferenza al caldo, irritabilità, tremori, tachicardia, aumento dell’appetito associato a perdita di peso. Il gozzo tossico diffuso o malattia di Graves è una patologia autoimmune e il segno caratteristico è l’esoftalmo, cioè la protrusione dei bulbi oculari. Il gozzo nodulare tossico è invece provocato da neoplasie benigne e non si manifesta esoftalmo. La carenza di iodio nella dieta può essere causa del gozzo semplice o non tossico, in cui si osserva un accrescimento delle dimensioni della ghiandola ma solitamente la funzione tiroidea è normale. Il trattamento farmacologico dell’ipertiroidismo prevede la somministrazione per via orale di iodio radioattivo e di medicinali appartenenti alla classe dei tiourileni, che diminuiscono la sintesi degli ormoni tiroidei. Lo iodio, convertito nell’organismo a ioni ioduro che inibiscono il rilascio degli ormoni della tiroide, viene utilizzato prevalentemente per la preparazione alla resezione chirurgica, che si esegue ad esempio nel caso in cui vi sia una compressione della trachea a causa dell’aumento di volume della ghiandola.

L’ipotiroidismo ha un’origine immunologica e i sintomi comprendono riduzione del metabolismo con aumento del peso corporeo, astenia, confusione mentale, sensibilità al freddo, bradicardia e, nei casi più gravi, ispessimento della pelle con edema sottocutaneo. La diminuzione dell’attività tiroidea durante l’accrescimento, che può essere determinata da uno sviluppo incompleto della ghiandola, causa il cretinismo, caratterizzato da ridotta crescita fisica e ritardo mentale. Per trattare l’ipotiroidismo si ricorre alla terapia sostitutiva con assunzione degli ormoni tiroidei per via orale.

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Resistenza agli antibiotici, cosa è e come si presenta il problema del nostro tempo

Gli antibiotici sono farmaci di vitale importanza che comprendono numerose classi di molecole. Si distinguono in batteriostatici, in grado di impedire la riproduzione dei batteri, e battericidi, che hanno la capacità di ucciderli. L’impiego smodato di questi medicinali o il loro uso improprio, per esempio nel trattamento di infezioni provocate da virus, su cui non sono attivi, ha provocato nel tempo l’instaurarsi di fenomeni di resistenza, cioè la possibilità che i microorganismi diventino insensibili alla terapia a cui in precedenza rispondevano.

I meccanismi con cui un batterio perde sensibilità verso una data molecola sono molteplici. Dopo frequenti esposizioni a un determinato antibiotico, a livello del batterio si possono verificare modificazioni che interessano il sito bersaglio del farmaco. Il gene che presiede alla sintesi della molecola target va incontro a mutazioni e l’antibiotico non riconosce più la porzione a cui legarsi per poter esplicare la propria azione. A seguito di una mutazione genica il bersaglio molecolare potrebbe anche essere iperespresso e dunque presente in più copie, rendendo l’agente patogeno immune all’antibioticoterapia. Il patogeno potrebbe sintetizzare enzimi capaci di inattivare il medicinale. In altri casi si verifica una riduzione della permeabilità dell’agente infettivo al farmaco attraverso la produzione di trasportatori di membrana che riconoscono l’antibiotico e ne impediscono l’ingresso. Potrebbero inoltre essere attivati sistemi di efflusso dell’antibiotico, una volta che questo sia riuscito a penetrare all’interno della cellula batterica.

Per prevenire l’antibiotico-resistenza, che purtroppo rende vane tante terapie essenziali, occorre ricordare innanzitutto che spesso l’organismo possiede la capacità di superare un’infezione provocata da batteri senza la necessità di ricorrere all’utilizzo di farmaci antibatterici. Vi sono stati patologici, come la comune influenza stagionale, che sono causati da virus e pertanto non sono ricettivi nei confronti di questa tipologia di medicinali. È assolutamente da evitare il fai-da-te: la decisione di assumere autonomamente un antibiotico per via sistemica non è mai una buona idea. Ciò che ha funzionato in passato per risolvere sintomi che sembrano analoghi a quelli di cui soffriamo oggi può non essere indicato. Ogni caso è a sé stante e la scelta di un’eventuale terapia antibiotica deve essere effettuata dal medico di volta in volta, dopo una visita accurata e un’attenta analisi della sintomatologia, meglio ancora se suffragata da un antibiogramma. Per individuare la molecola più adatta il medico può infatti avvalersi di questo esame, che consente di valutare la sensibilità ai diversi antibiotici del batterio presente nel materiale biologico prelevato dal paziente, come urine, feci, sangue, muco.

È necessario attenersi scrupolosamente alla posologia affinché la terapia risulti efficace, debellando l’infezione e scongiurando il rischio di ricadute. Rispettare dosi, modi e tempi di assunzione è quindi un’altra norma fondamentale per impedire la comparsa di antibiotico-resistenza. Si ricorda infine che il problema in questione in parte è dovuto alla somministrazione di antibatterici in ambito veterinario come promotori dell’accrescimento degli animali da allevamento. Come conseguenza di questa pratica, vietata negli stati membri dell’Unione europea, alcuni ceppi hanno sviluppato resistenza agli antibiotici somministrati agli animali destinati all’alimentazione umana, divenendo causa di infezioni nell’uomo che non risultano più curabili con gli antibiotici abitualmente prescritti.

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Dentifrici, collutori & co.: l’importanza di una corretta igiene orale

Dedicare quotidianamente il giusto spazio all’igiene dentale è fondamentale per la prevenzione di disturbi e patologie a carico di denti e gengive. Si consiglia di optare per uno spazzolino a setole morbide, spazzolare i denti per almeno due-tre minuti e sostituirlo non appena le setole risultino consumate, o comunque ogni tre mesi circa. La placca batterica è un film costituito dai batteri Streptococcus mutans e Lactobacillus acidophilus, strettamente adesi alla superficie dei denti. Se la placca non viene rimossa regolarmente con l’uso di spazzolino e dentifricio, si indurisce, andando incontro a processi di mineralizzazione e portando alla formazione del tartaro. È importante eseguire periodici controlli dall’odontoiatra e programmare una pulizia professionale dei denti almeno una volta all’anno.

La carie è una malattia infettiva dipendente da diversi fattori in cui si osserva una demineralizzazione di smalto e dentina, i tessuti duri del dente. I microorganismi normalmente presenti all’interno della cavità buccale sono in grado di produrre acidi che contribuiscono al processo di demineralizzazione. Nella saliva sono contenute sostanze che regolano il pH e che hanno un’azione antibatterica, tra cui gli enzimi lisozima e lattoferrina, fagociti, cioè cellule in grado di inglobare i batteri, e anticorpi. L’alterazione quali-quantitativa della saliva, la predisposizione genetica, l’impiego di alcuni farmaci, stati fisiologici particolari come la gravidanza e condizioni patologiche, insieme a una scarsa igiene del cavo orale e a una dieta ricca di zuccheri, sono fattori facilitanti la comparsa della carie.

I prodotti indispensabili per l’igiene orale sono i dentifrici, disponibili in pasta e gel, ma anche in polveri o compresse. Nell’elenco degli ingredienti, compaiono sostanze dall’azione umettante che ne prevengono l’essiccamento, come glicerolo, sorbitolo e xilitolo. Quest’ultimo ha anche un’azione edulcorante e, con altri dolcificanti di sintesi come mannitolo e saccarina, viene preferito nella formulazione dei dentifrici in quanto acariogeno. Rientrano nella composizione dei dentifrici anche sostanze abrasive, aromatizzanti, profumate per contrastare l’alitosi, antimicrobiche, quali la clorexidina, da utilizzare soprattutto in seguito ad interventi odontoiatrici. Le stesse sostanze si ritrovano anche nei collutori per effettuare sciacqui dopo lo spazzolamento e permettere la pulizia delle parti del cavo orale meno facilmente raggiungibili con il solo spazzolino. Molti dentifrici sono arricchiti con fluoro, dall’effetto rimineralizzante. Il fluoro agisce anche come ingrediente antimicrobico sulla placca, in particolare contro Streptococcus mutans, di cui inibisce la capacità adesiva e la sintesi di acidi.

Per una pulizia più completa, a dentifricio e collutorio si possono abbinare filo interdentale e/o scovolino. I fili interdentali sono di tipo diverso: quelli cerati facilitano lo scorrimento tra un dente e l’altro prevenendo il rischio di sanguinamento gengivale, quelli espandibili si adattano a spazi differenti e risultano utili nei portatori di apparecchi odontoiatrici e protesi. Gli scovolini hanno misure variabili a seconda delle dimensioni degli spazi interdentali. Il farmacista saprà orientarvi verso i prodotti più adatti, inclusa la scelta di uno spazzolino elettrico o l’acquisto di un collutorio medicato contenente un antinfiammatorio o diverse concentrazioni di disinfettante, a seconda che l’uso sia quotidiano o post-intervento.