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Malattie virali invernali, in che modo prevenirle con il benessere quotidiano?

Lo stile di vita ha un ruolo fondamentale nel mantenimento della normale funzionalità del sistema immunitario, messo a dura prova dalle condizioni climatiche avverse tipiche delle stagioni autunnale e invernale. Svolgere regolarmente attività fisica stimola le difese dell’organismo e lo prepara a fronteggiare attacchi virali, causa di influenza e sindromi parainfluenzali. A seconda dell’età, della preparazione atletica e della predisposizione individuale è dunque importante trovare l’allenamento che meglio si confà alle proprie esigenze. Nonostante la chiusura di piscine e palestre, è possibile svolgere attività all’aria aperta: perché non approfittare delle ultime giornate di sole per una corsa mattutina, una camminata veloce nell’orario della pausa pranzo o un po’ di stretching su un prato per decontrarre la muscolatura a fine giornata? Anche in casa si possono seguire sessioni virtuali di allenamento e praticare esercizi a corpo libero, per esempio addominali, flessioni, squat, ma anche corsa sul posto e salto della corda, oppure ginnastiche dolci come yoga e pilates. L’attività costante consente, tra le altre cose, di avere un’elevata qualità del sonno, altro fattore essenziale per le difese immunitarie.

Lo sport, per il suo effetto euforizzante, va evitato nelle ore serali, così come le bevande contenenti caffeina e gli alcolici, responsabili di un sonno di scarsa qualità. Si consiglia di adottare alcuni rituali che predispongano il fisico e la mente all’addormentamento, ad esempio sorseggiare una tisana, immergersi in una vasca d’acqua calda, ascoltare musica rilassante, leggere un buon libro. L’ambiente in cui si riposa deve essere silenzioso e la temperatura compresa tra 16 e 19°C.

Anche una dieta varia ed equilibrata contribuisce a rendere più forte il nostro sistema difensivo. Occorre consumare quotidianamente almeno cinque porzioni di frutta e verdura di stagione, preferire la carne bianca a quella rossa e, in generale, i grassi insaturi di origine vegetale a quelli saturi di origine animale, bere 1,5-2 litri di acqua al giorno. La vitamina C o acido ascorbico facilita il corretto sviluppo dei linfociti T e natural killer, componenti dell’immunità specifica, chiamata anche adattativa o acquisita, vale a dire l’insieme delle risposte attivate per contrastare i microrganismi patogeni. La vitamina C è contenuta nei vegetali, che andrebbero consumati crudi per evitarne l’alterazione durante la cottura. Le vitamine del gruppo B, in particolare la B6 o piridossina e la B12 o cobalamina, migliorano la risposta immunitaria e sono presenti in frattaglie, carne, pesce, uova, latte e derivati, legumi.

La vitamina D si comporta da antagonista dell’interleuchina-6, molecola proinfiammatoria, e secondo alcuni studi potrebbe avere un ruolo nel contrastare la tempesta di citochine, una reazione immunitaria in alcuni casi letale, che si verifica nelle polmoniti interstiziali da Covid-19.

Si trova in olio di fegato di merluzzo, pesce, uova, carne, latte, funghi. Lo zinco stimola soprattutto il funzionamento del timo, organo in cui avviene la maturazione dei linfociti T. Sono ricchi di questo minerale frutti di mare, funghi, legumi, frutta a guscio. Non ultimo, per rafforzare il sistema immunitario è utile abbandonare il fumo di sigaretta, che indebolisce in particolare le difese di gola e bronchi, favorendo le infezioni di stagione.

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Clozapina, studio dimostra riduzione dell’efficacia in caso nei fumatori

L’abitudine del fumo di sigaretta è associata a un effetto sostanziale sui livelli nel sangue di clozapina. È quanto evidenziato in uno studio pubblicato, secondo cui in funzione del fumo di sigaretta è necessario modificare, sentendo il parere del medico curante, il dosaggio del farmaco da somministrare.

I ricercatori sottolineano che il fumo di tabacco ha un impatto significativo sui livelli nel sangue di clozapina e inoltre ha implicazioni sostanziali sull’efficacia individuale e sui risultati di sicurezza. Studiando le differenze nei livelli ematici di clozapina nei pazienti fumatori e non fumatori trattati con clozapina, gli studiosi hanno evidenziato delle differenze del livello del farmaco nel sangue.

È bene dunque, alla luce di quanto emerso nello studio, limitare fortemente o sospendere il fumo di sigaretta, che potrebbe compromettere il funzionamento di tale principio attivo. Ove questo non fosse possibile, il medico curante è la figura di riferimento per poter ottenere ulteriori dettagli in merito a questa importante scoperta.

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Pensi di avere un’intolleranza agli agenti chimici? Rispondi a tre domande

Gli studi più recenti suggeriscono che le intolleranze a sostanze chimiche, alimenti e farmaci colpiscano dall’8 al 33% della popolazione, ma sono ancora poche le persone sottoposte ai relativi screening negli studi medici. Per aumentare la consapevolezza sul problema della sensibilità chimica, i ricercatori dell’Health science center dell’Università di San Antonio, Texas, hanno sviluppato e convalidato un questionario di tre domande con risposta chiusa di tipo alternativo sì/no che medici di medicina generale e allergologi, dermatologi e altri specialisti possono utilizzare durante le visite ai pazienti. Il questionario, denominato “Inventario breve dell’esposizione ambientale e della sensibilità”, può essere impiegato anche da ricercatori e associazioni di pazienti e nell’ambito di studi epidemiologici su popolazioni esposte.

Il 16 settembre 2020 i ricercatori hanno riportato sulla rivista scientifica Plos one che il questionario da loro ideato è in grado di predire in maniera accurata i punteggi di un altro questionario composto da cinquanta domande, chiamato “Inventario veloce dell’esposizione ambientale e della sensibilità”. Quest’ultimo è stato introdotto online nel 2014 dal gruppo di ricerca dell’Health science center di San Antonio. Gli studiosi di tutto il mondo lo stanno attualmente utilizzando, rendendolo il nuovo standard per la misurazione dell’intolleranza chimica.

Claudia Miller, medico e professore emerito presso la facoltà di medicina dell’Health science center, riferisce che «gli individui che presentano problemi di salute a causa dell’esposizione a sostanze chimiche […] ottengono punteggi più alti nel questionario veloce», che risulta comunque essere un metodo troppo lungo per screening rapidi ambulatoriali. Carlos Jaén, medico, professore e preside del Dipartimento di medicina generale e di comunità della stessa università, ha esortato quindi il team di ricerca a sviluppare e testare il questionario di screening breve. Si tratta di un questionario focalizzato su tre diverse categorie di esposizione: inalanti chimici, farmaci e alimenti/additivi alimentari. Sono stati arruolati 293 volontari affinché completassero i questionari breve e veloce. Secondo gli autori, «il questionario breve ha mostrato un’alta sensibilità e specificità». Ray Palmer, professore di medicina generale e di comunità dell’Health science center, ha affermato che la squadra sta al momento convalidando il questionario breve attraverso studi di popolazione più ampi negli Stati Uniti e a livello internazionale.

Miller si è dichiarato allarmato dall’abuso di disinfettanti dall’inizio della pandemia di Covid-19, che potrebbe risultare pericoloso per i soggetti sensibili. I prodotti di combustione derivati dagli incendi della California sono un altro motivo di preoccupazione. «È importante soprattutto per le donne incinte sapere se siano affette da intolleranza ad agenti chimici, in modo da evitare esposizioni che potrebbero avere effetti negativi sulla salute delle madri e dei loro figli», ha aggiunto Palmer. «Incoraggiamo i medici ad utilizzare il questionario breve per identificare le donne maggiormente suscettibili, i cui bambini potrebbero essere a rischio di Adhd e autismo». «Il nostro obiettivo è migliorare la comprensione dell’intolleranza chimica attraverso ricerca, istruzione e sensibilizzazione», ha concluso Miller.

Sia il questionario breve che quello rapido sono accessibili gratuitamente al link www.tiltresearch.org/qeesi-2/ [1]. I ricercatori interessati all’impiego dei questionari nei loro studi possono contattare il Tilt research programme alla pagina www.tiltresearch.org/contact/ [2].

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Mal di gola e raffreddore: farmaci sintomatici e consigli per la convalescenza

I cambiamenti di temperatura repentini tipici della stagione autunnale sottopongono l’organismo ad uno stress che non sempre si è in grado di fronteggiare. Oltre agli sbalzi termici, anche la secchezza dell’aria negli ambienti riscaldati, la maggiore permanenza in ambienti chiusi senza ricambio d’aria e l’inquinamento sono fattori predisponenti alle infezioni, soprattutto virali ma anche di origine batterica, che interessano le prime vie aeree.

La faringite è un’infiammazione del canale situato nella parte posteriore della gola, con formazione di piccole lesioni superficiali che provocano bruciore e dolore, soprattutto alla deglutizione. Per attenuare la sensazione di secchezza si può ricorrere a spray orali o pastiglie da sciogliere in bocca a base di acido ialuronico, dall’azione idratante, o di estratti vegetali lenitivi, quali altea, piantaggine, malva, oppure miele e propoli. In caso di afonia, il rimedio naturale più indicato è l’erisimo, anche noto come erba dei cantanti. Per i primi sintomi del mal di gola trovano impiego spray, caramelle e collutori disinfettanti. Se la gola fosse molto irritata, meglio ricorrere ad un antinfiammatorio che agisca localmente, come flurbiprofene o ketoprofene, a scelta tra spray, pastiglie e collutori.

Un altro sintomo fastidioso da raffreddamento è il naso chiuso, caratterizzato dalla contemporanea presenza di un’infiammazione della mucosa che riveste le cavità nasali, di un’eccessiva secrezione di muco e di rinorrea, cioè scolo di muco dalle narici. Per fluidificare il muco in eccesso possono essere impiegate soluzioni ipertoniche in fiale per aerosol o spray, con cui effettuare lavaggi meccanici delle fosse nasali. Molto utilizzati sono gli spray contenenti farmaci vasocostrittori, per esempio fenilefrina, oximetazolina e nafazolina, di cui però bisognerebbe limitare l’uso per scongiurare una congestione da rebound al termine della terapia. La fenilefrina entra anche a far parte della composizione di prodotti da assumere per via orale, in forma di compresse rivestite o effervescenti e granulati da sciogliere in acqua. I decongestionanti nasali sono in ogni caso da evitare nei pazienti ipertesi.

Se mal di gola e raffreddore fossero accompagnati da intensa spossatezza e dolori muscolari e articolari, si consiglia l’assunzione di farmaci antinfiammatori come acido acetilsalicilico, ibuprofene, naprossene, ketoprofene. Se comparisse febbre, il farmaco antipiretico di elezione è il paracetamolo, ma anche acido acetilsalicilico e ibuprofene aiutano ad abbassare la temperatura corporea. Gli antibiotici vanno assunti solo con la certezza che l’infezione sia di natura batterica ed esclusivamente dietro consiglio del medico.

Per mantenersi idratati è bene introdurre molti liquidi, alternando all’acqua succhi di frutta, tisane, minestre. Si raccomanda di coprire sempre naso e bocca con un fazzoletto usa-e-getta quando si starnutisce e successivamente di lavare accuratamente le mani con sapone, di cambiare frequentemente l’aria della stanza in cui ci si trova, di restare a riposo fino alla scomparsa dei sintomi in un luogo riscaldato ma non troppo secco, eventualmente utilizzando un umidificatore. Nella fase di convalescenza l’organismo è debilitato: risulta fondamentale curare l’alimentazione privilegiando cibi leggeri ma nutrienti e consumando frutta e verdura in abbondanza e, se la dieta non fosse sufficiente a contrastare la prostrazione, potrebbero essere d’aiuto supplementi a base di sali minerali e vitamine.

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Vitamina C, studio: «Kiwi può migliorare sensazione di vitalità»

Ingerire vitamina C attraverso frutti interi come il kiwi può conferire una sensazione di vitalità. Gli effetti osservati sono stati più marcati rispetto a una popolazione corrispondente che assumeva vitamina C prevalentemente attraverso una compressa supplementare. I ricercatori del Dipartimento di Psicologia di Otago (Dunedin) e del Center for Free Radical Research di Christchurch hanno eseguito un intervento controllato con placebo per verificare se aumentare la vitamina C attraverso la frutta intera o le compresse può migliorare i sentimenti di vitalità o gioia di vivere.

I risultati hanno mostrato che i livelli di vitamina C sia nel gruppo dei kiwi che nel gruppo delle compresse di vitamina C sono aumentati alla normalità entro due settimane. Non c’era effetto placebo. Una scoperta chiave, tuttavia, sono stati i benefici extra per la vitalità riportati dal gruppo che assumeva i kiwi. La vitamina C ha molte funzioni nel corpo e nel cervello e aumenta la produzione di numerosi ormoni e neurotrasmettitori. Questi includono l’adrenalina, la serotonina e l’ossitocina che controllano i livelli di stress, regolano l’umore e promuovono sentimenti di benessere.