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Zinbryta (daclizumab beta), sospesa l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio nell’Unione Europea

In una nota del 12 marzo 2018, l’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con le autorità regolatorie europee, informa di aver ritirato dal mercato, con effetto immediato, il farmaco Zinbryta.
Il farmaco Zinbryta è Zinbryta è un anticorpo monoclonale IgG1 umanizzato indicato per il trattamento di pazienti adulti affetti da sclerosi multipla, nelle forme recidivanti (relapsing multiple sclerosis, RMS) che hanno avuto una risposta inadeguata ad almeno due terapie modificanti la malattia (DMT) e per i quali è controindicato, o comunque non idoneo, il trattamento con qualsiasi altra DMT.
Nella nota diffusa l’AIFA spiega di aver ritirato con effetto immediato il farmaco Zinbryta a causa dei casi di encefalite immuno-mediata e di meningoencefalite che si sono verificati in pazienti trattati, pertanto nessun nuovo paziente deve iniziare il trattamento con Zinbryta.
L’Aifa ha fatto sapere che i pazienti in trattamento saranno contattati dai medici e con loro verranno discusse eventuali opzioni terapeutiche alternative. Inoltre, i pazienti devono essere informati del fatto che pur interrompendo il trattamento, possono avere delle reazioni avverse per sei mesi dalla data di interruzione dello stesso e, in tal caso, contattare immediatamente il proprio medico qualora compaiano sintomi tra cui febbre prolungata, cefalea grave, nausea o vomito.
Oltre ai sintomi sopra descritti potrebbero verificarsi inoltre altri disturbi tra cui discrasie ematiche, tiroidite o glomerulonefrite.

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Diabete infantile, l’EMA autorizza nuovo farmaco Amglidia per il trattamento

Amglidia (glibenclamide), è questo il nome del farmaco per il quale la European Medicines Agency (l’agenzia comunitaria dell’Unione europea per la valutazione dei medicinali ad uso umano, con sede a Londra) ha acconsentito l’introduzione in commercio all’interno dei Paesi membri dell’Unione europea. Si tratta di un farmaco atto alla cura del diabete mellito nei bambini e nei neonati. Il diabete neonatale, ha ricordato l’Agenzia, costituisce una variante assolutamente rara di questa patologia, che viene scoperta durante i primi sei mesi di vista del bambino. Gli elevati livelli di glicemia nel sangue che essa comporta ed il rischio di chetoacidosi (una complicanza che può avere conseguenze fatali e che si verifica in persone interessate da diabete mellito di tipo I) mettono a rischio la vita dei piccoli pazienti. La European Medicines Agency ha sottolineato che «Amglidia è una nuova formulazione orale della glibenclamide, sostanza che è già autorizzata per il trattamento del diabete di tipo 2 e che ora è indicata specificatamente a livello pediatrico. Essa agisce sulla produzione di insulina nel pancreas, attivandone il rilascio. In molti neonati diabetici, le cellule del pancreas producono infatti insulina in modo normale ma non sono in grado di rilasciarla nel sangue a causa di una mutazione genetica che provoca la disfunzione». L’EMA ha anche aggiunto che, al momento, per la cura del diabete neonatale viene impiegata di norma l’insulina solitamente viene somministrata agli adulti, e che «al fine di rendere i prodotti facili da somministrare ai bambini le compresse vengono frantumate in componenti più piccoli e sciolte in acqua. Quindi viene utilizzata una siringa orale per far sì che il prodotto venga assunto: il tutto rischia di causare errori in termini di dosaggio. La formulazione della specialità Amglidia è concepita invece con l’obiettivo di garantire accuratezza nella somministrazione. Inoltre, i bambini in questo modo possono non avere più bisogno di insulina o possono essere trattati con minori inferiori di tale sostanza».
Data la singolarità di questa patologia, l’Amglidia è considerata – dal Gennaio 2016 – un farmaco orfano, cioè destinato alla cura di malattie rare. Tale investitura sarà a breve riconsiderata da parte del Committee for Orphan Medicinal Products dell’EMA, per comprendere effettivamente se tale status debba essere mantenuto o meno.
Per ulteriori informazioni in merito a questo farmaco è opportuno rivolgersi sempre al medico di famiglia o al farmacista di fiducia.

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Uso valproato in gravidanza, arrivano le nuove raccomandazioni EMA

In merito alla somministrazione, nelle donne in gravidanza, di medicinali a base di Valproato, sono arrivate nuove ed importanti raccomandazioni d’uso da parte dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, sui rischi legati a ritardi nello sviluppo e/o a malformazioni del feto. Nel dettaglio, sull’esposizione in utero ai medicinali a base di Valproato, le nuove raccomandazioni da parte del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee dell’EMA sono state pubblicate il 9 febbraio del 2018, e sono chiare in merito ai rischi che si possono correre rispetto ai benefici. In sintesi, le nuove raccomandazioni consistono, fatti salvi i casi eccezionali, di evitare l’uso di Valproato in gravidanza a causa, come sopra accennato, del rischio di malformazioni e/o dell’insorgere di altri problemi di sviluppo da parte del feto nel grembo materno. Nel fornire queste importanti raccomandazioni, l’EMA ha anche specificato ed elencato tutte le specialità in commercio che contengono Valproato e che, a livello nazionale, sono state approvate dai Paesi dell’Unione Europea. Trattasi, nello specifico, di Convival Chrono, Hexaquin, Absenor, Dipromal, Convulex, Espa-Valept, Valprolek, Delepsine, Leptilan, Depakin, Diplexil, Depakine, Petilin, Depakote, Micropakine LP, Depamide, Valhel PR, Depamag, Orfiril, Deprakine, Valpro, Ergenyl, Epilim, Valpal, Episenta, Valepil, Epival e Kentlim. La decisione dell’EMA, di andare in sostanza a sconsigliare l’uso del Valproato in gravidanza in tutti i Paesi Ue, arriva peraltro dopo che in merito era arrivato all’Agenzia Europea del Farmaco più di un segnale in tale direzione. Per esempio, recentemente in Francia è stata l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali di Parigi ad avviare proprio presso l’EMA una procedura di richiesta riguardo al non utilizzo del Valproato in gravidanza già in vigore sul territorio transalpino dallo scorso mese di luglio del 2017. Inoltre, tornando indietro nel tempo, già nel 2014 era stata proprio l’EMA a segnalare alcuni studi da cui era emerso come, in un rapporto pari a quattro volte oltre il normale, i bebè esposti ad uso di Valproato in gravidanza presentassero problemi che spaziavano dal ritardo nel parlare o nel camminare alle difficoltà di espressione, e passando per i problemi di memoria e fino ad arrivare a veri e propri deficit intellettuali. Indicato per il trattamento dell’epilessia e del disturbo bipolare, quindi, il Valproato è sconsigliato per le donne in gravidanza fatti salvi, come sopra accennato, i casi eccezionali che, sempre e comunque sotto lo stretto controllo da parte di uno specializza, impongano l’obbligo di prosecuzione di una terapia in corso.
In ogni caso, prima di prendere delle decisioni, è doveroso quanto necessario rivolgersi al proprio medico curante e/o al proprio farmacista di fiducia.

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Social card farmacia, estesa la convenzione anche per il 2018

Federfarma, Federazione nazionale unitaria titolari di farmacia italiani, ha reso noto di aver prolungato per tutto il 2018 la possibilità di utilizzare in farmacia la Carta acquisti (detta Social card) in convenzione con il ministero della Salute e con il ministero dell’Economia. Da quest’anno l’utilizzo della carta è esteso anche a coloro i quali sono in possesso della Carta REI e che rientrano dunque all’interno della misura di contrasto alla povertà del Reddito di Inclusione (REI). Diventa sempre più ampio dunque, il parco di soggetti aventi diritto a questo contributo erogato a cadenza mensile mediante accredito su carta elettronica, ed i titolari della misura del Reddito di Inclusione potranno anche vantare importi più elevati rispetto ciò che avviene per gli altri titolari della Carta acquisti.
Coloro che sono in possesso della Carta acquisti e della Carta REI avranno già la possibilità di effettuare i propri acquisti in farmacia. Aderire a questa convenzione significa per le farmacie impegnarsi a riconoscere agli utenti uno sconto del 5% su tutti gli acquisti realizzati con la suddetta Carta, nonché effettuare gratuitamente (in caso di acquisto avvenuto mediante la Social card) la misurazione della pressione arteriosa e del peso corporeo.
Ad oggi sono circa 5.000 le farmacie che hanno deciso di aderire alla convenzione Carta acquisti. Gli utenti interessati ad individuare la farmacia aderente più vicina hanno a disposizione un apposito elenco presente all’interno del sito http://www.federfarma.it, oltre a tutta una serie di documenti e indicazioni utili per comprendere a fondo il funzionamento della Carta. Per avere invece ulteriori informazioni per quel che riguarda il Reddito di Inclusione e le possibilità di avervi accesso, è possibile consultare il sito ufficiale del ministero del Lavoro oppure chiedere direttamente in farmacia.

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Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale. Ecco come limitare l’introito di sale

La World Action on Salt & Healt (WASH), associazione istituita nel 2005 con la finalità di migliorare la salute delle popolazioni attraverso, tra le altre cose, la riduzione dell’introito di sodio, ha confermato che dal 12 al 18 marzo 2018 si svolgerà la Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale.
L’obiettivo dell’associazione è quello di incoraggiare principalmente le aziende alimentari multinazionali a ridurre il sale alimentare nei prodotti, ma anche sensibilizzare i Governi a promuovere quelle iniziative che portino la popolazione a ridurre in generale il consumo alimentare di sale.
Il consumo eccessivo di sale alimentare, come è ampiamente noto, provoca un aumento della pressione arteriosa e conseguente rischio dell’insorgenza di patologie cardio-cerebrovascolari strettamente legate all’ipertensione, tra cui infarto del miocardio e ictus cerebrale.
Inoltre, è stato ampiamente appurato che l’eccessivo introito di sale è stato associato ad altre malattie cronico-degenerative tra cui tumori all’apparato digerente, osteoporosi e malattie renali.
Non è vero che il consumo di sale è da ridurre solo in età avanzata, anzi, una buona prevenzione, limitando il consumo di sale alimentare, comincia a partire da tutte le età, sin dall’infanzia, per ridurre efficacemente il carico ed evitare sin da subito disagi derivanti dall’eccessivo consumo di sale alimentare.
L’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) si è posta l’ambizioso obiettivo di ridurre, entro il 2025, del 30% l’introito di sale alimentare.
Il valore massimo raccomandato di sale alimentare è di 5 grammi al giorno, ovvero 2 grammi circa di sodio al giorno.
In che modo poter ridurre l’introito di sale alimentare e quali sono quegli accorgimenti da dover prendere? Innanzitutto è necessario sciacquare e scolare verdure e fagioli in scatola, mangiando più frutta e verdure fresche. Poi, diminuire gradualmente l’aggiunta di sale ai piatti preferiti, per consentire al palato di adattarsi al nuovo gusto. Usare erbe e spezie, aglio e limone per aggiungere sapore ai piatti, al posto del sale. Tenere il sale lontano dalla tavola ed infine avere l’accortezza di controllare le etichette dei prodotti alimentari prima di acquistare verificando quale sia l’effettivo contenuto di sale, tenendo a mente del consumo massimo giornaliero.
In ogni caso, è sempre bene chiedere supporto al proprio medico curante o al proprio farmacista di fiducia sempre disponibile a dialogare su prevenzione e stili di vita corretti.