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Pm10 e Parkinson: studio conferma legame con inquinamento atmosferico

Una ricerca condotta dall’Irccs Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, in collaborazione con diverse università e istituzioni italiane, ha analizzato la relazione tra l’esposizione cronica al particolato Pm10 e l’aumento del rischio di malattia di Parkinson. Lo studio, pubblicato sulla rivista npj Parkinson’s Disease, ha coinvolto un campione di oltre 23mila adulti residenti in Molise, monitorati per due decenni nell’ambito del Progetto Moli-sani. Con modelli geostatistici, sono stati ricostruiti i livelli di inquinamento atmosferico nelle aree di residenza dei partecipanti, incrociandoli con i casi di Parkinson insorti nel periodo.

Nesso tra esposizione prolungata e insorgenza della patologia

I risultati indicano che un incremento delle concentrazioni di Pm10 nell’aria è associato a un maggior rischio di sviluppare la malattia neurodegenerativa, indipendentemente da fattori come età, sesso o condizioni occupazionali. Un elemento rilevante emerso dall’analisi riguarda la lipoproteina(a), coinvolta nel metabolismo del colesterolo, la quale interagisce con l’alfa-sinucleina, proteina implicata nella patogenesi del Parkinson. Tale interazione potrebbe spiegare parte del meccanismo biologico alla base del legame tra inquinamento e malattia, sebbene siano necessari ulteriori approfondimenti per confermare questa ipotesi.

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Ritmi circadiani alterati: come riequilibrarli con sonno e pasti

I ritmi circadiani regolano diversi processi fisiologici, tra cui il ciclo sonno-veglia, la temperatura corporea e la produzione di ormoni. Ritmi che possono subire alterazioni a causa di abitudini irregolari, esposizione prolungata a dispositivi luminosi o variazioni negli orari dei pasti. Le conseguenze includono affaticamento, difficoltà di concentrazione e disturbi del riposo. Per il ripristino naturale dei cicli biologici, è opportuno adottare strategie che coinvolgono sia la gestione del sonno sia l’organizzazione dei pasti.

Sonno e alimentazione: elementi interdipendenti per l’equilibrio interno

Il primo passo per sincronizzare i ritmi circadiani consiste nel definire orari fissi per il riposo notturno e il risveglio, mantenendoli costanti anche durante il fine settimana. Parallelamente, è utile programmare i pasti in modo regolare, evitando di saltare la colazione o consumare cene abbondanti a ridosso del sonno. Studi hanno evidenziato come l’assunzione di nutrienti in momenti non congrui con i ritmi biologici possa interferire con la digestione e il metabolismo, riducendo la disponibilità energetica giornaliera.

Esposizione alla luce e la scelta dei nutrienti come fattori determinanti

L’esposizione alla luce naturale nelle prime ore del giorno contribuisce a resettare l’orologio interno, segnalando all’organismo l’inizio della fase attiva. Al contrario, è consigliabile limitare l’utilizzo di schermi luminosi nelle ore serali. Dal punto di vista alimentare, privilegiare cibi ricchi di triptofano, magnesio e vitamine del gruppo B supporta la produzione di melatonina, favorendo un riposo qualitativamente migliore. Al contempo, è preferibile evitare sostanze eccitanti come caffeina o alcol nelle ore serali. Il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti. In caso di sintomi persistenti, è necessario rivolgersi al proprio curante o a uno specialista di riferimento.

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Qualità dell’aria in casa: i consigli per un ambiente sano e sicuro

La maggior parte delle attività quotidiane si svolge in spazi chiusi: abitazioni, uffici e mezzi di trasporto. In particolare, le mura domestiche sono l’ambiente in cui si trascorre la quota più ampia del tempo, rendendo la qualità dell’aria interna elemento centrale per il benessere. L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha ribadito lo scorso ottobre 2024 l’importanza di garantire condizioni abitative sicure e salubri, con particolare attenzione alla riduzione degli agenti inquinanti presenti negli ambienti confinati.

Fattori critici per la salubrità degli ambienti chiusi

L’aria interna può contenere sostanze dannose originate da più fonti: materiali edilizi, prodotti per la pulizia, combustioni e attività quotidiane come la cottura dei cibi. Elementi che, se non gestiti correttamente, danno il deterioramento progressivo della qualità dell’aria, con ripercussioni su patologie respiratorie, cardiovascolari e immunitarie. La presenza di soggetti vulnerabili, come bambini o persone affette da malattie croniche, amplifica la necessità di adottare misure preventive.

Strategie pratiche per ridurre l’esposizione agli agenti nocivi

Tra le principali raccomandazioni del Gruppo di studio nazionale Inquinamento indoor dell’Iss è emersa l’importanza dell’adeguato ricambio d’aria con l’apertura frequente delle finestre, specialmente durante attività che generano inquinanti, come cucinare o pulire. L’uso di cappe aspiranti e la preferenza per prodotti a basse emissioni chimiche durante ristrutturazioni sono ulteriori accorgimenti utili. È consigliabile limitare l’impiego di deodoranti ambientali, candele profumate e insetticidi, optando per detergenti privi di composti volatili aggressivi.

Conclusioni e indicazioni operative

La corretta gestione degli ambienti domestici richiede consapevolezza e attenzione alle fonti di inquinamento. Evitare di fumare all’interno, aerare gli indumenti trattati in lavanderia e controllare l’umidità per prevenire la formazione di muffe sono pratiche essenziali. L’Iss ha infine messo in luce l’inefficacia delle piante nel purificare l’aria, invitando a privilegiare soluzioni validate scientificamente. È utile ricordare che i contenuti pubblicati dai farmacisti non sostituiscono il parere del medico curante. In caso di sintomi persistenti o patologie preesistenti, è necessario consultare uno specialista di riferimento per una valutazione personalizzata.

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“Proteggi il domani”: il rap per sensibilizzare sulla vaccinazione anti-Hpv

Un adolescente che affronta il rischio di perdere la madre a causa di un tumore legato all’Hpv. Una storia che unisce dolore e speranza, trasmettendo un messaggio chiaro: la vaccinazione può salvare vite. È il cuore del brano rap “Proteggi il domani”, creato da studenti di scuole pugliesi, lucane, calabresi e piemontesi, guidati da esperti nel campo della comunicazione e della salute pubblica.

Partnerrship to Contrast Hpv

L’iniziativa rientra nel programma europeo Perch (Partnerrship to Contrast Hpv), coordinato dall’Istituto superiore di sanità. Il lancio ufficiale del brano è avvenuto durante la Settimana Europea dell’Immunizzazione, con diffusione sui canali social dell’Iss e il sostegno della Commissione europea. L’obiettivo è utilizzare la musica come strumento di sensibilizzazione, coinvolgendo direttamente i giovani in un percorso di informazione e prevenzione.

La scuola come punto di riferimento per la vaccinazione anti-Hpv

Il progetto Perch ha avviato una sperimentazione pilota in Calabria, Campania e Puglia, portando la vaccinazione anti-Hpv direttamente nelle scuole. Raffaella Bucciardini, coordinatrice del progetto per l’Iss, sottolinea il ruolo centrale degli istituti scolastici nella promozione della salute. La scuola, infatti, è un luogo privilegiato per raggiungere studenti, famiglie e docenti, facilitando l’accesso alle vaccinazioni e rafforzando la cultura della prevenzione.

Obiettivo di copertura vaccinale entro il 2030

L’Europa ha fissato l’obiettivo del 90% di copertura vaccinale entro il 2030, ma l’Italia è ancora lontana da tale traguardo. Secondo i dati del ministero della Salute, nessuna regione ha raggiunto la soglia desiderata, con differenze significative tra territori. Tuttavia, nelle scuole coinvolte nel progetto, le adesioni alla vaccinazione sono risultate più elevate, dimostrando l’efficacia di strategie integrate e capillari. È utile ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti. In caso di problematiche persistenti, è necessario rivolgersi al proprio medico di riferimento o a uno specialista.

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Respirazione controllata: il rimedio naturale contro stress e ansia

Lo stress e le tensioni emotive sono fenomeni diffusi, in molti casi legati a ritmi di vita accelerati o a situazioni complesse. Studi hanno da tempo evidenziato come la respirazione profonda e regolare influisca positivamente sul sistema nervoso, attivando meccanismi fisiologici associati al rilassamento. Il processo, definito “risposta parasimpatica”, riduce la frequenza cardiaca e la produzione di cortisolo, favorendo uno stato di calma. L’applicazione di tali metodi richiede pochi minuti al giorno e non necessita di strumenti particolari, rendendoli accessibili a chiunque e in qualsiasi luogo ci si trovi, anche in viaggio o sul posto di lavoro.

La respirazione controllata nella routine giornaliera

Il primo approccio consiste nella respirazione diaframmatica, con l’uso del diaframma per espandere l’addome nell’inspirazione. È una modalità da praticare in posizione supina o seduta che incrementa l’ossigenazione e riduce la tensione muscolare. L’altra tecnica consolidata è il metodo 4-7-8: inspirare per quattro secondi, trattenere l’aria per sette secondi ed espirare per otto secondi. Ripetere il ciclo per quattro volte consecutive permette di ottenere effetti immediati. Ulteriori varianti includono la respirazione a narici alternate, utile per riequilibrare l’attività cerebrale. L’ideale è dedicarsi agli esercizi almeno dieci minuti al giorno, preferibilmente in ambienti silenziosi.

Benefici a lungo termine

La costanza nell’esecuzione degli esercizi respiratori può portare a miglioramenti lenti ma progressivi nella gestione dell’ansia e nella qualità del sonno. Tali pratiche, se abbinate a uno stile di vita equilibrato, contribuiscono a rafforzare la resilienza psicologica. È tuttavia opportuno sottolineare che si tratta di metodologie le quali non sostituiscono interventi medici in presenza di disturbi clinicamente diagnosticati. In caso di sintomi persistenti o peggioramenti, è fondamentale consultare professionisti sanitari per valutazioni approfondite. Il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare, ed è necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento.