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Malattie cardiache, studio mette in relazione reddito e mancanza di sonno

La salute di coloro che manifestano malattie cardiovascolari è messa in stretta correlazione con la qualità del sonno e lo stato socio-economico. È quanto afferma un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Cardiovascular Research, edita dalla Società europea di cardiologia (Sec). Nello specifico, gli studiosi hanno evidenziato che un sonno insufficiente è uno dei motivi per cui i gruppi svantaggiati hanno più malattie cardiache. Tale condizione invalidante può colpire le persone con uno stato socioeconomico inferiore. Queste infatti dormono meno per una serie di ragioni: possono fare diversi lavori, lavorare a turni, vivere in ambienti rumorosi e avere livelli più elevati di stress emotivo e finanziario.
Lo studio raggruppa i dati di otto coorti per un totale di 111.205 partecipanti provenienti da quattro paesi europei. Lo stato socioeconomico era classificato come basso, medio o alto in base all’occupazione del padre e all’occupazione personale. L’anamnesi di malattia coronarica e ictus è stata ottenuta dalla valutazione clinica, dalla cartella clinica e dall’auto-rapporto. La durata media del sonno è stata auto-segnalata e classificata come sonno normale o raccomandato (da 6 a 8,5), sonno breve (6) e sonno lungo (oltre 8,5) ore a notte. Ebbene, al termine dello studio, è emerso che il breve sonno ha spiegato il 13,4% del legame tra occupazione e malattia coronarica negli uomini.

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Antibiotici, l’Italia tra i paesi europei a maggior consumo

In occasione della Settimana mondiale della consapevolezza antibiotica, dal 18 al 24 novembre 2019, l’Agenzia italiana del farmaco, ente di controllo per la sicurezza dei farmaci, ha pubblicato il rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia” contenente i dati di consumo degli antibiotici in Italia. Come è noto, tali classi di medicinali sono particolarmente importanti perché il loro maggior uso contribuisce negativamente al fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Nello specifico, una forma di difesa messa in atto da parte dei microrganismi che col tempo rendono inutilizzabile gli antibiotici, mettendo a serio rischio la salute di adulti e bambini. Secondo quanto evidenziato nel rapporto, sebbene vi sia una maggiore consapevolezza per l’uso ed un’assunzione più attenta di tali medicinali, vi sono ad oggi alcune Regioni d’Italia a maggior consumo. Tra queste, Puglia e Calabria.
Tra i farmaci più usati le pennicilline, che «hanno rappresentato la classe a maggior prevalenza d’uso, seguite dai macrolidi e dalle cefalosporine, antibiotici considerati di seconda scelta secondo le linee guida per il trattamento delle infezioni pediatriche più comuni». In merito all’uso, l’Aifa evidenzia che «nelle regioni del Sud si è riscontrato un minor utilizzo dell’amoxicillina rispetto all’associazione amoxicillina/acido clavulanico, raccomandata nella popolazione pediatrica solo nei casi severi/complicati e recidivanti delle infezioni più frequenti (es. otiti)». Ne consegue che, alla luce di quanto evidenziato, assumere antibiotici senza la prescrizione del medico mette a rischio la propria saluta soprattutto nei casi in cui tali farmaci non abbiano più effetto per trattare infezioni sostenute da batteri sensibili. Per questo motivo, è sempre bene far riferimento al proprio medico curante, allo specialista, o al farmacista di fiducia, per chiedere informazioni utili alla problematica in atto o a tali tipi di farmaci.

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Sedentarietà, da Oms allarme sulla salute degli adolescenti

Cuori e menti degli adolescenti potrebbero essere messi a repentaglio nel caso dovesse essere presente troppa sedentarietà. Ciò nel caso in cui non riescano a fare esercizio fisico, al fine di scongiurare il rischio di obesità e malattie cardiovascolari. È quanto evidenziato da un recente studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La ricerca, basata sui dati di 1,6 milioni di persone in 146 paesi, ha rilevato che oltre l’80% degli adolescenti di età compresa tra 11 e 17 anni non ha ricevuto una raccomandazione dell’Oms per almeno un’ora di attività fisica al giorno. A livello globale, le ragazze sono più inattive dei ragazzi, con l’85% delle ragazze e il 78% dei ragazzi intervistati che non riescono a raggiungere l’obiettivo dell’esercizio quotidiano.
Lo studio ha esaminato gli adolescenti che frequentano la scuola nel periodo 2001-2016 e i suoi autori affermano che non c’è nulla che suggerisca che il modello sia migliorato da allora. In tale direzione, la stessa Oms dichiara che essere fisicamente attivi favorisce una serie di benefici per la salute, tra cui una migliore forma fisica di cuore, polmoni e muscoli, salute delle ossa e un impatto positivo sul peso. Ne consegue che, alla luce di quanto evidenziato, soprattutto in presenza dei nuovi dispositivi e media che tengono immobili i giovani per gran parte della giornata, è necessario agire con un’alimentazione corretta, ricca di nutrienti di origine naturale, ma anche mediante una discreta attività fisica.

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Disturbi a stomaco e intestino: ne soffrono 2 italiani su 3

«Due italiani su tre soffrono abitualmente di almeno un disturbo gastrointestinale e che questi disturbi si accentuano proprio durante le festività natalizie: per il 40% degli intervistati, i problemi a stomaco e intestino aumentano proprio in questo periodo, colpendo anche chi durante l’anno non ne soffre mai». È quanto evidenzia una recente ricerca condotta da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica. «Il maggiore consumo di cibo e alcool (59,9%) – si legge nello studio – e l’introduzione di alimenti e bevande che di solito non si consumano (45,3%) sono i due fattori a cui – secondo gli italiani – dobbiamo le colpe dei disturbi gastrointestinali tipici del periodo natalizio».
Oltre all’alimentazione, «si aggiungono altri fattori considerati da un italiano su quattro rilevanti nel causare l’insorgenza di questi disturbi: lo stress e la frenesia delle festività (26,4%), il cambio di orari/abitudini con riferimento ai pasti e al riposo (25,4%), la riduzione dell’attività fisica (25,3%)». Dunque, i consigli per ridurre o alleviare i disturbi se presenti: «Evitare digiuni e abbuffate, cibi troppo elaborati, cotture complesse e mantenere nella propria dieta un apporto costante di vegetali, fibre e legumi». Infine, Assosalute suggerisce una moderata attività fisica per «favorire i processi digestivi e lo smaltimento delle calorie in eccesso, soprattutto dopo pasti particolarmente sostanziosi».

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Esposizione dei bambini allo schermo, studio: «Possibili disturbi del sonno e difficoltà comportamentali»

Come è noto, gran parte dei nuovi media sono diventati parte integrante della vita degli esseri umani. Come per ogni innovazione, nonostante questi mezzi portino numerosi benefici, solo dopo il passare di numerosi anni è possibile rilevare eventuali lati negativi. Tra questi, l’utilizzo intensivo dei dispositivi digitali, il quale potrebbe esporre a cattivi abitudini che inconsapevolmente danneggiano chi ne fa un uso fuori la norma. Un recente studio ha dimostrato che cattive abitudini di utilizzo dello schermo possono avere un effetto dannoso sul benessere dello sviluppo e psicosociale dei bambini. A fare chiarezza sono stati i ricercatori del KK Women’s and Children’s Hospital, insieme alla National University of Singapore, esaminando i comportamenti di 367 bambini in età prescolare dai 2 ai 5 anni, con disturbi dello sviluppo neurologico come autismo, ritardo del linguaggio, ritardo dello sviluppo globale e disturbi dell’apprendimento.
Ebbene, gli studiosi hanno scoperto che la prima esposizione prima dei 18 mesi ai dispositivi di schermo – come smartphone, tablet, console per videogiochi, televisione ecc. – e la presenza dei dispositivi a schermo multiplo nella camera da letto sono associati a disturbi del sonno elevati e difficoltà emotive e comportamentali (difficoltà comportamentali) in bambini in età prescolare con disturbi dello sviluppo neurologico. «Sebbene questo studio sia stato condotto su bambini con disturbi dello sviluppo neurologico – spiega Mae Wong, Senior Consultant, Dipartimento di Child Development, KKH, che ha guidato la ricerca -, i risultati di questo studio sono applicabili alla popolazione generale e allineati con le prove esistenti di studi condotti su bambini in via di sviluppo in genere».