Perdita ciclica e guadagno di peso, pressione arteriosa, colesterolo e zuccheri nel sangue, potrebbero essere associate con un maggior rischio di infarto, ictus e morte di qualsiasi causa, se comparata con le persone con migliori valori in tal senso. È in sintesi quanto riportato da uno studio osservazionale portato a termine, pubblicato sulla American Heart Association’s journal Circulation. Il primo studio in tal senso a suggerire che l’alta variabilità di tali fattori di rischio può avere un impatto negativo sulle persone relativamente sane.
In sostanza, comparate a coloro che avevano valori più stabili, durante un periodo di controllo di più di 5 anni, le persone con valori più alti, avevano il 127% in più la probabilità di morire, il 43% in più di avere un attacco cardiaco ed il 41% in più di avere un ictus.
Il Dr. Lee, capo autore dello studio “Yo-yoing weight, blood pressure, cholesterol and blood sugar readings may raise heart attack and stroke risk” e professore di endocrinologia, ha sottolineato che «i fornitori di assistenza sanitaria dovrebbero prestare maggiore attenzione alla variabilità delle misurazioni della pressione sanguigna, del colesterolo e dei livelli di glucosio del paziente e del peso corporeo». Inoltre, sottolinea, «cercare di stabilizzare queste misurazioni può essere un passo importante per aiutarli a migliorare la loro salute».
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Il servizio informativo per i pazienti del centro “L’Incontro” a Teano (CE).
Come ogni anno, il 14 febbraio, si festeggia San Valentino, la festa degli innamorati per eccellenza. In occasione di tale evenienza molte coppie italiane andranno a cena fuori, al cinema, o magari resteranno a casa per una serata a lume di candela. L’Associazione nazionale farmaci di automedicazione (Assosalute), al fine di rendere piacevole e senza intoppi questa giornata, ha pubblicato una serie di consigli da seguire. Il primo riguarda il nervosismo in vista della serata. In particolare, spiega l’associazione, «non lasciare che tensioni muscolari e mal di testa ti impediscano di viverla al meglio». Un secondo consiglio riguarda la cena. A tal proposito Assosalute raccomanda di dare un occhio alle porzioni, soprattutto in presenza di cibi pesanti o quantità eccessive, che, associate a qualche bicchiere di vino, «possono infatti rallentare la digestione provocando senso di pesantezza, nausea, sonnolenza, acidità».
In caso di cibi afrodisiaci, l’associazione suggerisce di moderare il piccante, facendo attenzione a non esagerare. Occhio anche al bacio. Assosalute spiega infatti che «alcune insidie possono nascondersi anche nel più tenero dei gesti», con riferimento all’herpes labiale, quest’ultimo «facile da trasmettere con il bacio quanto impossibile da debellare totalmente». Qualora si scelga di andare a cinema, si eviti la sensazione degli occhi secchi, soprattutto dopo una giornata di lavoro, passata al pc o sui libri.
«Infine – conclude Assosalute -, un ultimo, fondamentale, consiglio: anche se fervono i preparativi per San Valentino, è importante riconoscere i farmaci di automedicazione. Come? Grazie al bollino rosso che sorride sulla confezione. Questi medicinali sono autorizzati dalle Autorità Sanitarie a essere dispensati senza ricetta medica perché contengono principi attivi, o loro associazioni, di cui sono già state approfondite l’efficacia e la sicurezza e sono di impiego medico ben noto e largamente utilizzati in terapia».
La caffeina, in sinergia con un’altra sostanza, tra le centinaia contenute nel caffè, può proteggere contro i danni delle cellule nervose, migliorare il comportamento del morbo di Parkinson e nella demenza da corpi di Lewy (o Dlb), quest’ultima malattia ad esso correlata. È quanto scoperto dai ricercatori della Rutgers Robert Wood Johnson medical school, nell’ambito di uno studio finanziato dal National center for complementary and integrative health (Nccih).
Secondo i ricercatori dello studio, infatti, la caffeina sembra agire da agente protettivo, correlato alla riduzione del rischio del morbo di Parkinson. Tuttavia, molte prove evidenziano che la caffeina non è l’unico agente nel caffè. Ci sono infatti altre sostanze che giocano un ruolo altrettanto significativo. Entrambe le malattie sono associate a depositi abnormi di alfa-sinucleina, proteina presente nel cervello. Tali quantitativi incidono sulla chimica dell’encefalo, causando cambiamenti che indeboliscono il pensiero e i movimenti. Se gestite separatamente, né la caffeina né la eicosano-5-idrossitriptamina (Eht) mostrano benefici. Al contrario, se somministrate insieme, gli effetti osservati sulle cavie sono positivi.
I ricercatori hanno inoltre dimostrato che il caffè è una complessa miscela chimica contenente oltre un centinaio di sostanze differenti. Queste componenti aggiuntive possono giocare un ruolo protettivo contro i cambiamenti dovuti al Parkinson e nella demenza da corpi di Lewy (o Dlb). A tal proposito, gli studiosi sostengono che «la somma di varie sostanze specifiche nel caffè dipende dalle condizioni della produzione e coltivazione della pianta, dal metodo di tostatura dei chicchi e infine dal procedimento di estrazione e preparazione della bevanda».
Come noto, a partire dal 2016 tutte le strutture sanitarie, comprese le farmacie, e le figure professionali che erogano prestazioni sanitarie, sono obbligate ad inviare al Sistema TS le fatture emesse nei confronti dei propri pazienti.
«Il fine – spiega il ministero dell’Economia e delle Finanze – è quello di mettere a disposizione dell’Agenzia delle entrate le informazioni concernenti le spese sanitarie sostenute dai cittadini nel corso dell’anno, affinché sia possibile predisporre la dichiarazione dei redditi precompilata». In quest’ottica, «i dati sono messi a disposizione dei cittadini che possono pertanto consultare le spese che hanno sostenuto, sulla base di quanto inviato al Sistema TS dagli erogatori di prestazioni sanitarie e veterinarie».
Nel mese di febbraio di ogni anno, «i cittadini possono esercitare il diritto di opposizione all’utilizzo di uno o più documenti fiscali da parte dell’Agenzia delle entrate», ciò prima della predisposizione della dichiarazione dei redditi.
Per raggiungere tale obiettivo, «i cittadini possono accedere ai servizi con la propria TS-CNS attivata, con le credenziali Fisconline o tramite SPID», ed eseguire delle funzioni apposite, tra cui la «consultazione dei propri dati di spesa sanitaria trasmessi dagli erogatori di prestazioni sanitarie», la «segnalazione di eventuali incongruenze riscontrati sulle spese sanitarie», ed infine l’«esercizio dell’opposizione all’invio dei dati all’Agenzia delle Entrate per la predisposizione della dichiarazione dei redditi precompilata». In questo ultimo caso, tale funzionalità è disponibile annualmente nel solo mese di febbraio.
Per poter visualizzare le funzionalità, è possibile accedere a questo link https://sistemats1.sanita.finanze.it/portale/spese-sanitarie-cittadini.
Tra circa sei mesi sarà diffusa una campagna per informare il consumatore sull’uso improprio dei telefoni cellulari. La notizia si inserisce in un discorso più ampio che intende fare maggiore chiarezza su tali pericoli, specialmente tra i soggetti più deboli, i bambini e i ragazzi. Il più immediato è quello di sviluppare una vera e propria dipendenza, che gli esperti della Scuola di psicoterapia Erich Fromm definiscono «nomofobia», ovvero l’ossessione per lo smartphone, che si sviluppa in ansia di rimanere senza batteria, senza credito o senza rete. Per gli studiosi dell’Università Federale di Rio de Janeiro la nomofobia non è una semplice ansia, bensì ma una dipendenza patologica. Si tratta, dunque, di un vero e proprio disturbo di massa, che coinvolge il mondo intero, italiani inclusi, e che colpirebbe specialmente i più giovani. Secondo le stime dell’Università di Granada, scrive La Repubblica «la fascia di età più colpita sarebbe quella tra i 18 e i 25 anni, giovani con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali che sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con gli altri attraverso il telefono cellulare». Gli adolescenti sono le vittime più colpite da questa dipendenza che sembra modificare la chimica del cervello, la lontananza dal cellulare anche solo per qualche ora crea nei ragazzi provoca uno stato di malessere. Ne sono convinti anche in ricercatori dell’Università di Seul che in uno studio hanno evidenziato «uno squilibrio nei rapporti tra neurotrasmettitori – scrive Repubblica – le molecole che veicolano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso». I sintomi della dipendenza si traducono in ansia, tremori e nei casi più estremi in tachicardia e vertigini. Senza andare troppo lontano, infatti, Telefono Azzurro, in collaborazione con Doxakids, ha tracciato un quadro completo e preoccupante in un documento dal titolo: “Il tempo del web, adolescenti e genitori online”, dove si evince che possedere un cellulare, magari di ultima generazione, ed essere in rete sono dei veri status symbol dai quali i ragazzi moderni non possono prescindere, pena un vero e proprio stato di disagio sociale. La ricerca, fatta su un campione di 600 ragazzi tra i 12 e i 18 anni, ha evidenziato che 17 ragazzi su 100 non riescono a staccarsi dal cellulare o dai social network. Un buon 25% è sempre connesso e il 45% lo è quotidianamente più volte al giorno. Il 78% dei ragazzi usano WhatsApp di continuo e il 21% si sveglia addirittura di notte per controllare l’arrivo di eventuali nuovi messaggi. «I nostri dati – si legge nel documento – mostrano come più di 1 adolescente su 3 abbia ricevuto il primo telefonino prima dei 13 anni (71%) e che l’età media si aggiri attorno agli 11 anni. Il dato fa riflettere, se si considera che le chiavi di casa vengono ricevute un anno dopo (attorno ai 12 anni), anche se in linea con la media europea, dove il primo telefonino è stato regalato entro i primi 12 anni (il dato USA, su ricerche del 2015, indica che il primo telefonino viene regalato prima dei 6 anni)». Dunque non stupisce che anche l’iscrizione ai vari social network arrivi in età precoce, 12 o 13 anni al massimo. I rischi legati all’abuso della rete da parte dei più giovani, oltre alla già citata dipendenza, sono tanti e vanno dal cyberbullismo all’abuso, dalla pedopornografia all’utilizzo dei dati forniti per fini commerciali poco nobili quali per esempio l’adescamento online, dalle truffe negli acquisti al furto di identità fino al gioco d’azzardo.