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Campi elettromagnetici e salute, le preoccupazioni degli scienziati internazionali

«Siamo scienziati impegnati nello studio degli effetti biologici e sanitari dei campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF). Basandoci sulle ricerche pubblicate da riviste peer-reviwed, siamo seriamente preoccupati riguardo all’esposizione ubiquitaria e sempre più in aumento agli EMF generati da apparecchiature elettriche e wireless». Apre così l’appello sottoscritto da un gruppo di 244 scienziati, pubblicato sul portale emfscientist.org, inviato alle Nazioni Unite, alle relative sotto-organizzazioni e a tutti gli stati membri, con lo scopo di informare tali rappresentanti per sensibilizzare a mantenere alta l’attenzione sulla problematica relativa al crescente grado di intensità dei campi elettromagnetici emessi dal sempre più alto numero di dispositivi utilizzati nella vita di tutti i giorni, ed al loro effetto sulla salute umana.
«Queste includono, ma non si limitano – spiegano gli scienziati nell’appello -, le apparecchiature che emettono radiazione a radiofrequenza (RFR), quali i cellulari, i telefoni cordless e le loro stazioni base, il Wi-Fi, le antenne di trasmissione, gli smart-meter e i monitor per neonati oltre alle apparecchiature elettriche e alle infrastrutture utilizzate nel trasporto e consegna di elettricità che generano un campo elettromagnetico a frequenza estremamente bassa (ELF EMF)».
Secondo quanto evidenziano gli scienziati, «numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno mostrato che i EMF influiscono gli organismi viventi a livelli ben inferiori a molte linee guida sia nazionali che internazionali». Tali effetti, si legge nell’appello, «includono l’aumentato rischio di tumori, lo stress cellulare, l’aumento di radicali liberi dannosi, danno genetico, modifiche strutturali e funzionali del sistema riproduttivo, deficit di apprendimento e di memoria, disturbi neurologici, e impatti negativi sul generale benessere degli esseri umani». Danni occorsi non solo sulla razza umana, «visto che ci sono sempre più in aumento le prove degli effetti dannosi sia sulla vita delle piante che su quella degli animali».
Sono nove le richieste che gli scienziati indirizzano alle organizzazioni internazionali. Esse sollecitano che «vengano protetti i bambini e le donne incinte», «si rinforzino le linee guida e gli standard regolamentari», «i produttori vengano incoraggiati a sviluppare tecnologia più sicura», che «i servizi di utilità pubblica (società dell’energia elettrica, telefonia, etc.) responsabili della produzione, trasmissione, distribuzione, e monitoraggio del mantenimento dell’elettricità, mantengano di un’adeguata qualità della corrente elettrica e assicurino cavi elettrici appropriati per minimizzare i danni prodotti dalla corrente a terra», «il pubblico venga pienamente informato riguardo ai rischi potenziali per la salute derivanti dall’energia elettromagnetica e vengano loro insegnate le strategie per la riduzione del danno», «ai professionisti del campo medico si provveda un’educazione adeguata riguardo agli effetti biologici dell’energia elettromagnetica e sia provvista una formazione al trattamento di pazienti che soffrono di elettrosensibilità», «i governi finanzino formazione e ricerca sui campi elettromagnetici e la salute che sia indipendente dall’industria e impongano la cooperazione tra industria e ricercatori», «i mass media rivelino i rapporti tra gli esperti della finanza con l’industria quando citano le loro opinioni riguardo gli aspetti sulla salute e la sicurezza delle tecnologie di emissione di EMF», ed infine, che «vengano stabilite delle zone-bianche (aree libere da radiazioni)».

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Il diabete materno può rendere «difettoso» il cuore del nascituro

La cardiopatia congenita è uno dei più comuni difetti alla nascita di un bambino. Anche se con notevoli progressi nella cura, rimane la principale causa di morte non infettiva nei bambini. Tale malattia è la risultante di un complessa interazione tra fattori genetici e non genetici, o ambientali, che agiscono sul feto. Tra i fattori ambientali non genetici vi è l’iperglicemia, divenuta oggetto di osservazione dei ricercatori, in un recente studio portato a termine dal Nationwide Children’s Hospital, tra i più grandi ospedali pediatrici e istituto di ricerca negli Stati Uniti d’America.
«Molti studi epidemiologici hanno dimostrato una forte correlazione tra diabete materno e incremento del rischio di cardiopatia congenita nei bambini nati da madri con tale malattia», ha spiegato il Dr. Garg, direttore del Centro di ricerca cardiovascolare del Nationwide Children’s Hospital. «Molti fattori – spiega il ricercatore -, compresi il diabete, altri fattori ambientali e potenzialmente certe predisposizioni genetiche, possono influenzare lo sviluppo di alcune tipologie di cardiopatie congenite».
Secondo quanto emerso dallo studio, a titolo di esempio, il diabete di tipo 1 e 2, sono collegati a specifiche cardiopatie congenite. Nello specifico, i bambini nati da madri con diabete di tipo 1 hanno maggiori associazioni a malformazioni conotruncali e a difetti del setto atrioventricolare. Mentre, i nati da madri con diabete di tipo 2, hanno più alto rischio di eterotassia (posizionamento anormale degli organi toracici e/o addominali) e malformazioni ostruttive del tratto di efflusso del ventricolo sinistro. Entrambi i tipi di diabete materno sono associati anche con il rischio di altri tipi di cardiopatia congenita, comprese malformazioni ostruttive del tratto di efflusso del ventricolo destro, difetti del setto atriale e ventricolare, anche se a livelli più bassi.

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No allo stress delle feste: i consigli per iniziare il nuovo anno col piede giusto

Mancano poche ore allo scoccare della mezzanotte che ci porterà al nuovo anno. Molte persone saranno a cena con famiglia e amici, o al classico veglione in attesa della mezzanotte. Nella maggior parte dei casi, al centro dei festeggiamenti, vi saranno le immancabili scorpacciate. Per questo motivo, gli esperti di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che fa parte di Federchimica), hanno redatto un vademecum di consigli utili per la salute di stomaco e intestino (e non solo).
Dire no allo stress cercando di limitare quanto più possibile le situazioni che inducono ansia, magari aggiungendo mediazione, lettura, yoga, o anche «allenarsi ma anche stare più tempo con gli amici, giocare più a lungo con figli e nipotini e dimenticare l’orologio recuperando, così, il senso della festa e del riposo».
Ridurre il numero di portate che mangeremo. Secondo Assosalute «qualche portata in meno fa bene al girovita (e all’umore)». «Mangiare il giusto (o anche non mangiare sempre tanto in tutte le occasioni di ritrovo familiare o amicale!) e prediligere il gusto di stare in compagnia, ci farà sentire meglio, mentalmente e fisicamente».
No al digiuno, è il terzo consiglio per evitare sorprese al momento di mangiare. Spesso e volentieri, infatti, molti “digiunano” per assaporare meglio le pietanze al momento opportuno. Ebbene, il suggerimento, piuttosto che un digiuno preventivo, è quello di «evitate di esagerare con cibi troppo elaborati, limitate il consumo alcol, insaccati e intingoli».
Non esagerare con i dolci natalizi e con i “Cin cin”, ma fare tutto con moderazione. E’ importante limitare le quantità di zuccheri immesse nel nostro organismo, ma anche la quantità di alcool.
Muoversi, compatibilmente con il proprio stile di vita, principalmente dedicando tempo alle passeggiate all’aria aperta, piuttosto che praticare sport intensi che potrebbero sortire l’effetto contrario.
Sì alla “doggy-bag”, ma che sia stipata entro due ore. Difatti, oltre le due ore potrebbero esservi fenomeni di fermentazione batterica che potrebbero portare ad intossicazioni alimentari a causa del cibo avariato.

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Bevande alcoliche, possibili fattori scatenanti dell’emicrania

Le bevande alcoliche, specialmente il vino rosso, sono state riconosciute come fattori di innesco dell’emicrania, dai pazienti che ne sono affetti, ed hanno un effetto sostanziale sul comportamento del consumo di alcol. Sono queste in sintesi le conclusioni di uno studio concluso dal dipartimento di neurologia dell’università di Leiden, in Olanda. Secondo i ricercatori, la rapida insorgenza dell’attacco di emicrania avviene, contrariamente a quanto accade nel classico mal di testa post-sbornia, con un diverso meccanismo di azione. La bassa consistenza dello stimolo che provoca il mal di testa, inoltre, suggerisce che le bevande alcoliche non agiscono singolarmente e che tale fenomeno possa dipendere da una serie di eventi variabili.
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno somministrato un questionario a 2197 pazienti con il mal di testa, prendendo nota anche di eventuale consumo di bevande alcoliche, eventuale astinenza da alcol e tempo trascorso tra consumo di alcol ed insorgenza dell’attacco di emicrania. Nell’analisi dei risultati è emerso che le bevande alcoliche erano riportate come causa del mal di testa dal 35% dei partecipanti. In più, circa il 25% dei pazienti con l’emicrania non ha più bevuto alcolici, a causa dei presunti effetti sul mal di testa. Il vino, specialmente quello rosso (segnalato dal 77,8% dei partecipati), è stato riconosciuto come il più comune fattore scatenante il mal di testa, tra tutte le bevande alcoliche. Per quanto riguarda invece il tempo di insorgenza del mal di testa, questo è stato rapido (inferiore a 3 ore) in tre terzi dei pazienti, mentre, circa il 90% di essi hanno avuto un mal di testa entro le 10 ore dalla somministrazione, indipendentemente dal tipo di alcolico consumato.

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Ricette scritte a penna? Il ministero pubblica “Raccomandazione” per prevenire errori

Quante volte, molte di queste con fatica, abbiamo provato a leggere ed interpretare una ricetta scritta a mano? Quante altre volte, invece, abbiamo chiesto aiuto a chi l’aveva scritta inizialmente? Come noto, la prescrizione di una ricetta è l’atto con cui i professionisti sanitari abilitati, principalmente medici, possono indicare informazioni esatte su durata della terapia, modalità di somministrazione e il dosaggio di un farmaco necessario a curare una situazione patologica temporanea o permanente. Spesso, vista anche l’urgenza con la quale è necessario dover ricorrere alla terapia, la prescrizione viene effettuata con una certa velocità. Tale velocità, soprattutto con le ricette scritte a penna, potrebbe generare confusione relativa alla lettura, la comprensione e l’interpretazione del corretto dosaggio e quindi la corretta terapia da seguire, da parte dello stesso o di altri professionisti sanitari deputati a farlo.
In soccorso a questo problema, con l’obiettivo di mettere fine a tali potenziali problemi, è giunto il ministero della Salute il quale, con la «Raccomandazione per la prevenzione degli errori in terapia conseguenti all’uso di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli», ha evidenziato che «l’uso non standardizzato di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli, può indurre in errore e causare danni ai pazienti». «L’uso di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli – si legge nel documento -, sebbene sia una prassi consolidata durante le fasi di gestione del farmaco in ospedale e sul territorio, può indurre in errore e causare danni ai pazienti». Tale Raccomandazione quindi «fornisce indicazioni per prevenire gli errori in terapia conseguenti all’utilizzo di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli, e migliorare la sicurezza nella gestione dei farmaci».