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Allattamento, latte materno più completo e protettivo per il bebè

L’allattamento materno è ritenuto dall’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) uno degli obiettivi prioritari per la salute pubblica e raccomanda di nutrire i neonati al seno in via esclusiva almeno fino al sesto mese di vita, ma anche oltre. A sottolineare i benefici dell’allattamento, l’Oms e l’Unicef ricordano che questo primo alimento «rafforza e consolida il legame del neonato con la mamma, fornisce al bambino un’alimentazione completa, lo protegge dalle infezioni e porta comprovati benefici alla salute della mamma». Vi sono anche vantaggi non direttamente collegati all’alimentazione che scaturiscono dal contatto tra mamma e figlio. «L’allattamento è la prosecuzione fisiologica del rapporto che si è creato tra madre e figlio durante la gravidanza – si legge nell’opuscolo del Ministero “Allattare al seno, un investimento per la vita” -. È un momento ricco di emozioni, che crea un legame intenso, aiutando la mamma e il suo piccolo a conoscersi e a crescere. Il latte materno è l’alimento naturale per il bambino, l’unico che gli permetta di raggiungere il suo massimo potenziale biologico, lo nutre in modo completo e lo protegge da molte malattie e infezioni che sono più frequenti nei bambini alimentati con le formule artificiali».

Consigli per un allattamento sereno.

Il ministero della Salute fornisce alcuni consigli pratici su come gestire l’allattamento, suggerendo alle neo-mamme di «allattare il bambino “a richiesta”, senza seguire orari rigidi. In media, nei primi mesi i bambini mangiano 8-14 volte al giorno, ma c’è una grande variabilità tra un bimbo e l’altro. Questo tipo di richiesta è normale e richiede di trovare modalità per far fronte alle esigenze del piccolo tenendo conto dei bisogni di mamma e papà». Il Ministero sconsiglia di offrire al bambino alimenti diversi dal latte materno, evitando anche l’acqua. «In questa fase della vita – spiegano gli esperti – quando il piccolo avverte la sete si attacca al seno prendendo quello che viene definito il “primo latte”, meno grasso e più ricco di acqua e zuccheri. L’uso di tettarelle artificiali, biberon e ciucci, soprattutto nei primi mesi di vita può interferire con l’allattamento». In merito alla durata della poppata, è bene evitare di staccare il piccolo prima che abbia finito di mangiare. Non è più considerata valida la raccomandazione di un tempo di attaccare il bambino dieci minuti per parte. «È bene lasciare che il bambino succhi da un lato finché ne ha voglia – esortano gli specialisti -, in questo modo riceverà anche la parte più grassa di latte che è proprio alla fine della poppata. Se avvertirà ancora fame, gli si offrirà la seconda mammella».

In aiuto delle mamme in difficoltà.

Generalmente le prime problematiche relative all’allattamento vengono affrontate direttamente in ospedale dopo il parto. Una volta tornata a casa, però, la mamma che avesse bisogno di supporto per continuare ad allattare, può contare su varie figure di riferimento. È utile informarsi prima di essere dimessa dall’ospedale in merito alle strutture più vicine al proprio domicilio, alle quali rivolgersi per farsi aiutare in caso di difficoltà con il proseguimento dell’allattamento. In genere si può far riferimento a operatori sanitari specificamente formati, come pediatri, ostetriche o infermiere, ma esistono anche ambulatori per l’allattamento all’interno di consultori familiari o in ospedale. Il Ministero segnala poi i consulenti professionali in allattamento (International board certified lactation consultants) e i consulenti della Lega per l’allattamento materno (Leche league).

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Vitamine del gruppo B, ecco come operano in sinergia

Parlare di vitamina B non è del tutto esatto. Non esiste infatti una sola vitamina B, ma un gruppo di otto vitamine appartenenti a questa categoria. Si tratta di sostanze idrosolubili, presenti in numerosi alimenti, che partecipano a varie funzioni fisiologiche e sono quindi molto importanti per la salute psico-fisica. «Le vitamine del gruppo B sono fondamentali per il nostro benessere – sostiene Marina Carcea, dirigente tecnologo del Crea alimenti e nutrizione -. Sono vitamine che lavorano in sinergia tra loro ed è quindi importante fare in modo di assumerle tutte. Il che non è difficile, perché chi segue una dieta equilibrata, includendo tutti i gruppi alimentari, raramente sviluppa delle carenze». La varietà alimentare è quindi la chiave per soddisfare il fabbisogno di vitamine del gruppo B, mentre è possibile avere carenze nel caso, per esempio, di dieta vegana, che esclude completamente cibi e ingredienti di origine animale.

Se la dieta è varia, non serve integrazione.

Le vitamine del gruppo B sono contenute in moltissimi alimenti di consumo comune, semplici da reperire. In particolare, la vitamina B1 è presente in cerali integrali, legumi, soia, frutta secca, carne e latticini. La B2 è contenuta in molti vegetali a foglia verde, nel latte, nel fegato e nelle uova, mentre la B3 la troviamo negli ortaggi, nei cereali integrali, nella carne e nel pesce. La B5 si trova prevalentemente in cavoli, broccoli, legumi, cereali, pesce e uova, la B6 nelle banane, nelle patate, nei cereali e nelle nocciole, la B7 nella carne, nei funghi, nell’avena, nel riso integrale e nei legumi. La vitamina B9 è particolarmente presente nei vegetali, specie a foglia verde, negli agrumi e nel fegato. Un discorso a parte merita invece la vitamina B12, l’unica presente quasi solo negli alimenti di origine animale, come latticini, carne, pesce e uova. Coloro che seguono una dieta vegana corrono quindi il rischio di sviluppare una carenza. «I vegani – dichiara Marina Carcea – potrebbero reperire la vitamina B12 dalle alghe, quindi da una fonte poco comune. Altrimenti possono valutare, in caso di carenza, un’integrazione».

Vitamine B preziose per il sistema nervoso e non solo.

Tra i tanti benefici riscontrati nell’adeguata assunzione del gruppo di vitamine B, molti riguardano il sistema nervoso. «Sono vitamine protettive del sistema nervoso – spiega Marina Carcea – e ci sono addirittura studi promettenti sui benefici della vitamina B12 nelle prime fasi dell’Alzheimer. La vitamina B9, invece, anche nota come acido folico, viene somministrata alle donne in gravidanza perché il sistema nervoso del feto beneficia delle proprietà dei folati, che prevengono anche la spina bifida. Va poi sottolineato che le vitamine del gruppo B partecipano anche ad altre funzioni, intervenendo nel metabolismo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine e proteggendo il sistema cardio vascolare. Tra i sintomi di una carenza di queste vitamine rientrano stanchezza, formicolii e difficoltà di concentrazione».

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Benessere dell’organismo, «mens sana in corpore sano»

Si può avere un corpo perfetto e godere di una salute fisica invidiabile. Ma se la mente non fosse altrettanto “in forma”, non potremmo dirci in salute né godere del vero benessere che, come lo definisce il vocabolario Treccani, significa «stato felice di salute, di forze fisiche e morali». Quindi parlare di salute, riferendoci ai parametri clinici che ci definiscono sani, non equivale sempre a stare davvero bene perché, proprio come la definizione Treccani, al benessere concorrono anche le forze fisiche e la serenità morale. Forse non tutti sanno che, tra i sintomi più comuni dei disturbi dell’umore, specie nel caso di depressione e ansia, spicca proprio la mancanza di forze e di energie. La Fondazione Veronesi parla di «affaticamento o mancanza di energia quasi ogni giorno», quale sintomo frequente nella depressione. Ciò dimostra come una simile condizione, anche in presenza di forma fisica ed esami clinici perfetti non permetterebbe a nessuno di provare benessere. Per raggiungere questo stato è dunque imprescindibile prendersi cura di sé a trecentosessanta gradi.

Troppa attenzione al fisico non porta al benessere.

La chiave per sentirsi bene è sempre quella della moderazione. Molto spesso si tende a eccedere, portando all’esasperazione le azioni raccomandate per raggiungere il benessere, soprattutto quando si parla di forma fisica, per la quale oggi l’attenzione è ai massimi livelli. C’è chi infatti, pensando di impegnarsi al meglio segue diete troppo restrittive, sottoponendosi ad allenamenti estenuanti. Il risultato è il rischio di incorrere in carenze alimentari e overtraining, con l’effetto di sentirsi esauriti. «Se l’attività fisica praticata è troppo intensa e l’organismo non riesce a recuperare – spiegano gli esperti del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) – si può andare incontro a overtraining, conosciuto anche come sovrallenamento. Questo calo di forma non è solo fisico, ma spesso anche mentale».

Dieta sana, movimento e svago.

Siamo quello che mangiamo, dice un vecchio proverbio. Quindi, di sicuro, l’alimentazione determina molti stati psico-fisici, positivi o negativi. Oltre a guardare l’introito calorico, una dieta sana deve verificare che nessun nutriente venga a mancare all’organismo, obiettivo che si raggiunge incrementando il consumo di frutta e verdura, bevendo tanta acqua e variando spesso gli alimenti. Il movimento, specie all’aria aperta, resta sempre uno dei cardini del benessere psico-fisico. Deve essere quotidiano e commisurato alle proprie capacità ed età. Il terzo ingrediente per coltivare il proprio benessere è quello di “nutrire” la mente e l’entusiasmo, inserendo nella routine settimanale qualche attività sana ma anche piacevole in base ai propri gusti. Fare le cose con passione e non per obbligo, e comunque alternare obblighi a svaghi in grado di rilassare la mente, permette di ricaricare le energie e ritrovare ottimismo e positività, due fattori essenziali per sentirsi bene.

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Tè verde, molti benefici ma attenzione alla caffeina

Tra i diversi tipi di tè in commercio, uno di quelli più pubblicizzato negli ultimi anni è il tè verde. La differenza da quello nero, ovvero quello che si consuma più tradizionalmente in Italia, è solo la preparazione, in quanto entrambi sono ricavati dalla stessa pianta. Per ottenere il tè verde, però, le foglie raccolte vengono cotte a vapore, mentre nel caso del tè nero c’è anche un processo di fermentazione. Il tè verde è disponibile in filtro, per la preparazione dell’infuso, ma esistono anche integratori in capsule o compresse. Come il tè nero, anche quello verde contiene caffeina, ma può essere decaffeinato. Ha inoltre un elevato contenuto di flavonoidi, polifenoli e catechine. In merito ai benefici del tè verde, ne vengono indicati molti, ma non tutti sono avvalorati da evidenze scientifiche. «Si ritiene – si legge sul manuale Msd – che il tè verde abbia molteplici benefici per la salute, pochi dei quali sono sostenuti da forti evidenze scientifiche. Lo si assume per molti motivi, tra cui la prevenzione del cancro e delle coronaropatie, la riduzione dei livelli del grasso (lipidi) nel sangue, del dolore osteoartritico e dei sintomi della menopausa, nonché il potenziamento del calo ponderale, della memoria e della longevità».

Catechine e polifenoli all’origine dei benefici.

Secondo l’Istituto clinico Humanitas, molti benefici per la salute derivanti dal consumo di tè verde sono collegati all’elevato contenuto di catechine. «La maggior parte dei benefici del tè verde – sostengono gli esperti dell’Istituto – sembrerebbero dipendere dalla presenza di grandi quantità di catechine, in grado di rafforzare le difese antiossidanti e quindi ridurre il danno a carico delle cellule, con ricadute positive su tutti i tessuti. In particolare il tè verde avrebbe proprietà anti-tumorali (protegge le cellule buone dalle mutazioni e inibisce la crescita di quelle cancerose) e apporterebbe benefici al sistema cardiovascolare (inibisce la formazione di coaguli, riduce la presenza di grassi e colesterolo nel sangue e rallenta lo sviluppo di aterosclerosi e malattie coronariche) e respiratorio (risulta particolarmente utile contro gli effetti negativi del fumo)».

Attenzione al contenuto di caffeina.

I possibili effetti collaterali derivanti dall’assunzione di tè verde sono ascrivibili al contenuto di caffeina ed è quindi raccomandabile non eccedere con il consumo di questa sostanza o scegliere le varianti decaffeinate. «Gli effetti collaterali correlati alla caffeina – precisa il manuale Msd – includono insonnia, ansia, frequenza cardiaca accelerata (tachicardia) e tremore lieve. Le donne in gravidanza devono evitare l’uso eccessivo di caffeina. In rari casi, è stata riferita tossicità epatica documentata».

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Pelle, idratazione fuori e dentro

Pelle desquamata, che tira e appare spenta e ruvida. Sono gli effetti di una mancanza di idratazione, un fattore essenziale per preservare salute e bellezza dell’epidermide e per rallentare l’invecchiamento. «La cute normale ha un aspetto morbido ed elastico grazie al suo contenuto di acqua – si legge sul Manuale Msd -. Come protezione contro la perdita dell’acqua, lo strato esterno della cute contiene oli (lipidi) che rallentano l’evaporazione e trattengono l’umidità negli strati più profondi. In caso di carenza di oli, la cute diviene secca». L’acqua arriva alla pelle in diversi modi. La parte più cospicua deriva dall’alimentazione, bevendo liquidi e ingerendo frutta e verdura. Questi vanno a depositarsi nello strato centrale della pelle, il derma, che fa da serbatoio e conferisce idratazione alla parte superficiale della pelle, l’epidermide. Assumere adeguati quantitativi di acqua e vegetali è dunque di grande aiuto per mantenere la pelle in buona salute e di bell’aspetto. Talvolta, però, può servire qualche aiuto in più, perché anche una pelle ben idratata può essere esposta a tanti agenti esterni che possono seccarla e aggredirla. Vale quindi la pena, soprattutto in particolari periodi dell’anno, come estate e inverno, scegliere creme e prodotti in grado di ripristinarne l’equilibrio.

Contrastare intemperie e prodotti aggressivi.

Anche una pelle splendente e luminosa può subire dei danni a causa di vari agenti esterni, non sempre prevenibili. Il primo è naturalmente il clima. L’esposizione al sole, al vento o al gelo va ad attaccare lo strato superficiale della pelle, che può facilmente irritarsi e desquamarsi. Cosa che accade di frequente anche con l’uso o il contatto con detergenti e prodotti chimici aggressivi. In tutti questi casi è importante correre ai ripari, con rimedi che vanno a ripristinare il corretto livello lipidico e idrico dell’epidermide. «La chiave per trattare la secchezza cutanea – proseguono gli esperti di Msd – consiste nel mantenere idratata la cute. Bagni meno frequenti e impiego di acqua tiepida anziché bollente permettono di mantenere il film lipidico cutaneo. Anche creme idratanti o creme con vaselina, olio minerale o glicerina possono trattenere i liquidi cutanei e vanno applicate subito dopo la doccia. Possono essere utilizzati anche creme idratanti che contengono sostanze come acido lattico o acido acetilsalicilico. Saponi aggressivi, detergenti e i profumi contenuti in alcune creme idratanti irritano la pelle e possono seccarla in misura maggiore».

Idratazione non solo per il viso.

Molto spesso si presta grande attenzione alla pelle del viso, trascurando invece quella di mani e corpo. Anche se il viso è la parte del corpo che rimane sempre scoperta, non significa che il resto dell’epidermide non necessiti cure specifiche e idratazione. Le mani, anzitutto, sono quelle più soggette a lavaggi continui e per questo è essenziale ripristinare la barriera lipidica e l’idratazione, considerato che molti detergenti in commercio tendono a seccare l’epidermide. Una crema idratante va quindi applicata con una certa frequenza se si avverte la pelle che tira o prude. Il resto del corpo, invece, oltre a subire a sua volta l’aggressione di saponi non sempre delicati durante la detersione, può incorrere in secchezza e disidratazione anche a causa di abiti non traspiranti o permanenza in ambienti con clima secco o molto freddo. Le precauzioni sopra descritte vanno quindi prese in considerazione, a seconda delle specifiche necessità, per la pelle di tutto il corpo.