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Integratori specifici per la gravidanza, nove mesi di benessere

Un’alimentazione varia ed equilibrata durante la gravidanza ha conseguenze positive sia sulla salute della madre che del bambino. L’aumento ponderale fisiologico delle donne gravide è di circa 12,5 chilogrammi, calcolato sommando il peso di feto, liquido amniotico e placenta ai tessuti materni che nel corso della gestazione vanno incontro ad accrescimento. In particolare, si assiste ad un incremento del volume plasmatico e dei fluidi extracellulari, insieme ad un aumento del volume dell’utero, delle ghiandole mammarie e del tessuto adiposo. Uno scarso aumento di peso si associa ad un rischio maggiore di ritardo di crescita intrauterina e mortalità perinatale, mentre un aumento di peso eccessivo ha come conseguenza un elevato peso alla nascita, superiore cioè a 3,6 chilogrammi. Continuando a svolgere un’attività fisica leggera e costante, l’alimentazione dovrebbe fornire 150 Kcal aggiuntive al giorno durante il primo trimestre e 300 Kcal nei due trimestri successivi.

Per quanto riguarda le vitamine, bassi livelli di vitamina A sono legati a ritardo di crescita intrauterina. Un introito eccessivo può invece essere causa di aborti spontanei e difetti congeniti. Il deficit di vitamina D è legato ad alterazioni nel metabolismo del calcio sia a livello materno che fetale, con ipocalcemia neonatale e osteomalacia, cioè fragilità ossea, nella madre. La vitamina B9 o acido folico va introdotta nella quantità di 400 mcg/die, che corrisponde al doppio dell’apporto giornaliero necessario alle donne nelle normali condizioni fisiologiche. È bene che la supplementazione inizi già prima del concepimento, al fine di prevenire i difetti del tubo neurale nelle prime fasi dell’embriogenesi.

La vitamina C è essenziale per l’assorbimento del ferro. Poiché il fabbisogno di questo minerale in gravidanza cresce parecchio, può essere utile un’integrazione di ferro e vitamina C combinati in un unico prodotto. Occorre che nella dieta non manchino gli alimenti naturalmente ricchi di questo minerale, come carne magra, pesce, legumi, frutta a guscio. Dato che l’integrazione di ferro può ridurre la capacità di utilizzare zinco e rame, nella maggior parte degli integratori studiati per la gravidanza i tre minerali sono presenti in associazione. Nonostante si verifichi un aumento dell’efficienza nell’assorbimento di calcio durante la gravidanza, può essere comunque utile incrementarne l’assunzione attraverso latte e derivati o con supplementi dietetici, dal momento che vi è la necessità di trasferire il minerale al feto.

Il DHA, acronimo dell’acido docosaesaenoico, è un acido grasso polinsaturo della serie degli ω-3 e se ne consiglia l’integrazione in quanto risulta coinvolto nello sviluppo cerebrale e oculare. In condizioni normali, una dieta quali-quantitativamente bilanciata è sufficiente a coprire il fabbisogno di micro- e macronutrienti nella donna incinta. L’integrazione con multivitaminici e multiminerali può rivelarsi importante nelle fumatrici o alcoliste, nelle vegetariane o vegane, nelle gravidanze gemellari. In ogni caso, è sempre bene sentire il parere del farmacista o del medico considerato che sono tanti i prodotti controindicati quando è in atto una gravidanza e nemmeno quelli definiti naturali sono esenti da rischi.

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Farmaci a base di montelukast, le autorità segnalano rischio effetti collaterali neuropsichiatrici

Come è noto, l’asma è una patologia causata da un’infiammazione delle vie aeree che provoca iperreattività bronchiale con conseguente ostruzione ricorrente reversibile delle vie respiratorie. È caratterizzata da respiro affannoso e mancanza di fiato e spesso si presenta tosse notturna insistente. Tra i principi attivi impiegati sia nell’adulto che nel bambino, vi è il montelukast, sia nell’adulto che nel bambino, usati per il trattamento dell’asma lieve-moderata. Ciò in aggiunta a farmaci antinfiammatori di natura cortisonica per via inalatoria e a broncodilatatori a breve durata d’azione, da assumere con prescrizione medica al bisogno, nel caso in cui queste due classi di medicinali non consentano, da sole, di tenere sotto controllo la sintomatologia. Per i pazienti pediatrici, inoltre, i farmacia contenenti montelukast sono disponibili come granulato e compresse masticabili a diversi dosaggi a seconda dell’età. Mentre, per i soggetti dai 15 anni compiuti il farmaco esiste in forma di compresse rivestite.

A partire dall’età di 15 anni, montelukast può essere utilizzato nel trattamento sintomatico della rinite allergica stagionale, negli stessi pazienti in cui è indicato per l’asma. Dai 2 anni di età montelukast è somministrato anche per prevenire le crisi asmatiche in cui la broncocostrizione è indotta dall’esercizio fisico. Inoltre, tra i 2 e i 14 anni, il farmaco può essere assunto come alternativa ai farmaci cortisonici a bassa dose per via inalatoria, in quei pazienti con forme d’asma lieve persistente senza una storia recente di asma severa che richiederebbe l’uso di cortisonici orali e che non sono in grado di utilizzare i cortisonici inalatori.

Proprio in merito a tale principio attivo, le aziende che hanno ottenuto l’autorizzazione a commercializzare medicinali a base di montelukast, insieme all’Agenzia italiana del farmaco, autorità che si occupa della sicurezza dei farmaci in Italia, hanno informato gli operatori sanitari riguardo casi in cui gli effetti indesiderati neuropsichiatrici, peraltro già noti, non siano stati immediatamente collegati all’uso di questi farmaci. Ciò ha determinato un ritardo nella valutazione sulla prosecuzione o meno delle terapie in atto. Nonostante gli eventi neuropsichiatrici associati all’impiego di montelukast siano rari, la possibilità che si verifichino deve essere comunicata in modo chiaro al paziente o alla persona che lo assiste.

Pazienti, genitori e caregiver devono dunque essere istruiti sulla necessità di segnalare al più presto al medico cambiamenti nel comportamento e nell’umore, incubi, insonnia, sonnambulismo, ansia, agitazione, depressione, irritabilità, irrequietezza, tremore. Meno frequenti, ma comunque possibili, sono alterazioni dell’attenzione, problemi di memoria, tic, allucinazioni, disorientamento, pensieri e comportamenti suicidi, sintomi ossessivo-compulsivi, disturbi della parola. Nel caso in cui vengano descritti questi disturbi, i medici prescrittori devono valutare se vi sia l’indicazione a proseguire il trattamento con montelukast sulla base del rapporto rischi/benefici.

In ogni caso, è bene rivolgersi al proprio medico curante o al proprio farmacista di fiducia ove si rendessero necessari ulteriori chiarimenti sulla tematica trattata.

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Sovrappeso e obesità, in che modo affrontare la problematica?

Quando le calorie introdotte con la dieta superano il fabbisogno energetico, si verifica un eccessivo accumulo di grasso corporeo. Oltre all’alimentazione scorretta, le cause di sovrappeso e obesità includono fattori genetici e associati allo stile di vita, come la sedentarietà e l’uso di alcuni farmaci. L’eccesso di adipe è uno dei principali problemi di salute pubblica e non è circoscritto alle popolazioni dei paesi occidentali, ai soggetti in età adulta e alle classi socio-economiche più elevate. L’incremento dell’obesità infantile determinerà negli anni a venire un forte aumento delle patologie croniche, con alti costi diretti associati alle diagnosi e alle terapie e significativi costi sociali legati alla mancata produttività per assenteismo dal posto di lavoro, pensioni di disabilità e morte prematura.

Tra le malattie che accompagnano l’obesità si ricordano in primis quelle cardiovascolari, ma nel paziente obeso si osservano frequentemente anche patologie respiratorie, diabete, osteoartriti e tumori, soprattutto a carico dell’apparato digerente. Tra i parametri clinici utilizzati per valutare se un individuo sia sottopeso, normopeso, sovrappeso oppure obeso, vi è l’indice di massa corporea o BMI, dall’inglese body mass index, calcolato come il rapporto tra la massa corporea espressa in chilogrammi e il quadrato dell’altezza misurata in metri. Con un BMI compreso tra 25 e 29,9 kg/m2 si parla di sovrappeso, tra 30 e 34,9 di obesità moderata e tra 35 e 39,9 di obesità severa, mentre se viene superato il valore di 39,9 l’obesità è definita grave. Poiché questo indice non consente di distinguere tra grasso e massa magra, si utilizzano anche altre metodiche per stimare la percentuale di massa grassa, come la plicometria che, misurando quattro pliche cutanee, permette di valutare il grasso dell’organismo; la bioimpedenziometria, attraverso la quale, basandosi sulla diversa conducibilità elettrica dei tessuti corporei, si ottiene una stima di massa grassa, massa muscolare e quantità di acqua; la densitometria, un esame radiologico che rende possibile la misurazione della composizione corporea.

Per contrastare sovrappeso e obesità è necessario innanzitutto abbinare un’adeguata attività fisica a una corretta alimentazione, volta a ridurre il peso corporeo. Occorre che la dieta venga seguita da un medico dietologo o comunque esperto in malattie del metabolismo. Nei casi più severi si può ricorrere alla terapia farmacologica: la sibutramina agisce a livello del sistema nervoso centrale sopprimendo l’appetito, mentre l’orlistat ha un’azione sul tratto gastroenterico, prevenendo l’assorbimento dei lipidi. Gli interventi chirurgici, come bypass e bendaggio gastrico, sono riservati a casi estremi con patologie concomitanti. I preparati specifici per diete ipocaloriche possono aiutare da un punto di vista psicologico, rendendo il regime alimentare meno restrittivo. Oltre ai sostituti del pasto, si citano gli integratori che aumentano il consumo energetico, contenenti arancio amaro, guaranà, tè verde, e ad effetto saziante, a base di gomma guar, glucomannano, psillio, chitosano. Quest’ultimo limita anche l’assorbimento dei grassi. Vi sono poi supplementi dietetici che incrementano l’ossidazione lipidica, con carnitina e garcinia cambogia, e quelli che portano ad un aumentato metabolismo dei carboidrati, che tra i componenti riportano cromo e ginseng.

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Come prendersi cura della propria capigliatura: prodotti anticaduta, shampoo, balsamo

I capelli sono esposti di continuo a fattori che possono indebolirli: trattamenti chimici come colorazioni e permanenti, prodotti per lo styling, sostanze inquinanti e, in questa stagione, sole, salsedine e cloro. Anche gli stress meccanici a cui vengono quotidianamente sottoposti per la messa in piega, quali spazzolature aggressive e uso di phon, piastre e arricciacapelli a temperature elevate, contribuiscono a infragilire la struttura del capello.

Il numero medio di capelli è 100000, variabile a seconda dell’età e del colore della capigliatura. Ogni giorno vengono persi approssimativamente 100 capelli e ai cambi di stagione questo fenomeno può essere accentuato. Le cause di un’eccessiva perdita dei capelli vanno dai disturbi ormonali a una riduzione dell’attività metabolica del follicolo pilifero, da una dieta insufficiente, come nel caso di denutrizione e anoressia, all’impiego di farmaci, per esempio quelli usati nella terapia antitumorale. Utili per prevenire e trattare la caduta occasionale dei capelli sono gli integratori a base di taurina, prolina, leucina, tre aminoacidi coinvolti nei processi di sintesi della cheratina, miglio, minerali quali zinco e selenio, metionina, un aminoacido solforato che il nostro organismo non è in grado di produrre e che pertanto va introdotto con la dieta, vitamine come la A, la E e la biotina. Esistono prodotti in fiale in cui le sostanze attive sul cuoio capelluto sono particolarmente concentrate e, per il trattamento dell’alopecia, lozioni o schiume a base di minoxidil, un farmaco antipertensivo che, applicato localmente, stimola la crescita dei capelli.

I cosmetici per capelli più largamente utilizzati sono shampoo e balsamo. Sostanze come pantenolo e glicerina assicurano morbidezza e idratazione, che possono essere mantenute anche con l’applicazione settimanale di maschere a base di olio di argan, germe di grano, semi di lino o riso oppure di burro di karitè. Gli stessi oli contenuti nelle maschere si possono applicare puri dopo il lavaggio per proteggere i capelli dal calore del phon e dopo l’asciugatura per ottenere un effetto anticrespo oppure per impacchi per capelli secchi e sfibrati. Tra gli agenti emollienti presenti negli shampoo si ricordano inoltre lanolina, paraffina, acidi grassi. A causa del contenuto d’acqua, è necessario che tra gli ingredienti siano presenti conservanti. Oltre a profumi e coloranti per rendere il cosmetico più gradevole, nella formulazione possono essere inclusi additivi speciali per il trattamento di determinate tipologie di capello. I capelli grassi sono caratterizzati da un eccesso di sebo, si consiglia dunque di lavarli con detergenti a base di piante dalle proprietà astringenti, come bardana edera, tè, e sebonormalizzanti, quali betulla, ginepro, menta. Maschere all’argilla riequilibrano il cuoio capelluto regolando la secrezione di sebo. Anche per la forfora esistono trattamenti specifici. Si tratta di un disturbo del cuoio capelluto che può essere provocato da seborrea o, al contrario, da secchezza della cute. Può anche essere la conseguenza dell’iperproliferazione di Malassezia furfur, un lievito che si nutre degli acidi grassi presenti nel sebo. Tra gli ingredienti dei balsami figurano sostanze umettanti, ricostituenti, protettori termici, siliconi, dall’effetto lucidante, antistatici, che facilitano la pettinabilità, acidificanti, che contrastano il sollevamento delle squame delle cuticole, favorendone la chiusura.

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Sostanze tossiche atmosferiche, cosa sono gli iidrocarburi policiclici aromatici e bifenili policlorurati?

Il particolato atmosferico è formato da particelle sospese nell’aria a cui sono legate molecole di diversa natura, tra cui si ricordano gli idrocarburi policiclici aromatici, abbreviati con la sigla Ipa. Si tratta di sostanze che derivano dalla combustione incompleta di materiali organici. In natura la formazione di Ipa avviene prevalentemente attraverso le reazioni di biosintesi operate da piante e batteri, gli incendi, le emissioni gassose che accompagnano le eruzioni vulcaniche. Ma la sorgente principale è l’uomo con le sue attività, in particolare l’impiego di asfalti e di combustibili fossili. Queste sostanze inquinanti sono infatti associate all’estrazione e alla raffinazione del petrolio e sono contenute nel materiale particolato e nei gas emessi dagli scarichi dei veicoli a diesel. Sono inoltre presenti nei cibi affumicati e grigliati e nel fumo di tabacco. A temperatura ambiente si trovano allo stato solido e sono parzialmente o totalmente insolubili in acqua. In quanto molecole lipofile, gli Ipa vengono quindi assorbiti attraverso l’epitelio polmonare e del tratto gastroenterico, per poi distribuirsi e accumularsi nel tessuto adiposo degli esseri viventi. Il tempo di vita degli Ipa varia a seconda che siano adsorbiti, cioè accumulati sulla superficie, su polveri bianche o scure. Quanto più scuro è il colore delle polveri, tanto più lunga è la vita di questi inquinanti, dal momento che i substrati scuri, assorbendo la luce, inibiscono le reazioni di ossidazione che rappresentano uno dei meccanismi preminenti di degradazione degli Ipa.

Di per sé gli Ipa non sono cancerogeni, ma alcuni intermedi del loro metabolismo, in cui vengono convertiti dall’organismo, possono interagire con varie molecole biologiche, DNA incluso, danneggiandole. I danni a carico del materiale genetico provocano mutazioni che possono essere causa di tumori maligni, soprattutto a livello polmonare e cutaneo. Oltre alla capacità di legarsi ai filamenti di DNA, gli Ipa sono anche in grado di indurre fenomeni di proliferazione cellulare incontrollata e di compromettere la capacità di sorveglianza nei confronti delle cellule neoplastiche da parte del sistema immunitario, con effetto immunosoppressore. Gli Ipa risultano classificati come probabili cancerogeni per l’uomo sulla base di evidenze negli animali da esperimento.

Da processi di combustione e di sintesi chimica derivano inoltre i bifenili policlorurati o policlorobifenili, anche noti come Pcb. Sono sostanze non infiammabili, ottimi isolanti elettrici e buoni conduttori di calore e, commercialmente sfruttati per queste loro proprietà chimico-fisiche fino agli anni Ottanta, negli scorsi decenni sono stati pure impiegati come sigillanti, lubrificanti, componenti di inchiostri, smalti, vernici. Nell’aria la loro degradazione avviene molto velocemente per azione della luce, ma nel suolo e nell’acqua la decomposizione è molto lenta. Essendo molecole lipofile, nei mammiferi si accumulano nell’adipe e nel latte materno. Sono caratterizzate da una bassa tossicità acuta, ma i loro metaboliti attivi possono comportarsi da promotori tumorali. Gli effetti tossici si manifestano con calo ponderale o ritardo nella crescita, deficit di apprendimento, epatomegalia, cioè un ingrossamento patologico del fegato, immunodepressione, tossicità per il feto e cloracne, un’eruzione cutanea provocata dalla reazione dell’organismo a questi composti che può portare alla comparsa di cicatrici permanenti in particolar modo su viso e arti superiori.