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Coronavirus, Iss: «Nei fumatori il rischio di finire in terapia intensiva è più del doppio»

La salute dei fumatori potrebbe essere messa a serio rischio con la diffusione del coronavirus. Oltre ad essere un pericolo per la salute, il virus rende ancora più vulnerabili i soggetti che non riescono a rinunciare alla consueta fumata. Ad accendere i riflettori sulla problematica è uno studio citato sul portale ufficiale dell’Istituto superiore di sanità (Iss). «Non ci stupisce –  si legge nell’articolo – che recentissimi studi relativi al Covid-19 abbiano evidenziato un rischio di malattia più severa tra i fumatori».

Più nel dettaglio, spiegano i ricercatori dell’Iss, «un terzo in più dei fumatori positivi al Covid-19 presentava all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori e per loro il rischio di aver bisogno di terapia intensiva e ventilazione meccanica è più che doppio». In aggiunta a ciò, «questi studi ipotizzano anche che la condizione di fumatore spieghi la differenza di genere nel tasso di letalità riscontata che sarebbe del 4,7% negli uomini contro il 2,8% nelle donne. Infatti, la prevalenza di fumatori in Cina è molto elevata e supera il 50% mentre quella delle donne è inferiore al 3%».

Per questo motivo, avverte l’Iss, «cessare di consumare qualsiasi prodotto del tabacco è perciò oggi ancor più importante». Proprio in merito alla cessazione del fumo, l’Istituto ricorda che «smettere di fumare è possibile In Italia abbiamo i Centri antifumo, presenti su tutto il territorio nazionale, dove operano specialisti in grado di aiutare i fumatori nel percorso della cessazione dal consumo dei prodotti del tabacco anche attraverso interventi personalizzati». Per fruire dei servizi ad essi correlati è possibile chiamare il «Telefono Verde contro il fumo 800 554088, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16 per informazioni e sostegno nel cambiamento».

Per ulteriori informazioni su quanto descritto in questo articolo è possibile far riferimento al medico curante o al proprio farmacista di fiducia.

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Coronavirus, i consigli dell’Iss su «cosa non fare»

La diffusione del coronavirus in Italia mette la vita di ogni individuo di fronte allo stravolgimento delle normali abitudini quotidiane. A ciò si aggiungono le recenti restrizioni che impongono la necessità di restare al proprio domicilio, con la finalità di ridurre al minimo le possibilità di contagio e quindi la diffusione dell’infezione virale. In merito agli atteggiamenti da adottare in situazioni come queste, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato lo scorso febbraio una serie di misure che i cittadini non devono seguire, pur essendo in una situazione di emergenza.

Si tratta di tre consigli il primo dei quali riguarda l’approvvigionamento di generi alimentari. L’Iss specifica che «non è necessario fare scorte di generi alimentari. Gli esercizi commerciali, nelle zone che attualmente non sono sede di focolai epidemici, sono normalmente aperti e garantiscono il rifornimento di tutti i prodotti». In aggiunta a ciò, la stessa organizzazione ricorda che «il lavaggio con acqua e sapone, se ben effettuato, garantisce una perfetta igiene delle mani». Per questo motivo, sottolinea l’Iss, «non è necessario dunque andare a caccia di gel o soluzioni disinfettanti quando le farmacie e altri punti vendita rimangono sprovvisti di questi prodotti».

Infine, un ultimo suggerimento riguarda gli animali da compagnia. L’Iss evidenzia in merito che «al momento non ci sono evidenze scientifiche sulla trasmissione del nuovo coronavirus dagli animali di compagnia». Ne consegue che, alla luce di quanto evidenziato, «è comunque una buona regola igienica, per proteggersi da altri patogeni più comuni, lavarsi le mani con acqua e sapone dopo avere accudito gli animali».

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Prodotti per la pulizia, l’esposizione aumenta rischio di asma infantile

Una nuova ricerca dello studio di coorte CHILD mostra che un’esposizione frequente ai comuni prodotti per la pulizia della casa può aumentare il rischio del bambino di sviluppare l’asma. Come è noto, l’asma è la malattia cronica infantile più comune ed è la ragione principale per cui i bambini non vanno a scuola o finiscono in ospedale.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Canadian Medical Association Journal, i bambini piccoli (dalla nascita a tre mesi) che vivono in case in cui venivano usati frequentemente prodotti per la pulizia della casa avevano maggiori probabilità di sviluppare ansia e asma infantili entro i tre anni. Lo studio ha utilizzato i dati di 2.022 bambini che partecipano allo studio di coorte CHILD ed ha esaminato la loro esposizione giornaliera, settimanale e mensile a 26 tipi di detergenti per la casa, compresi detersivi per piatti e biancheria, detergenti, disinfettanti, lucidanti e deodoranti per ambienti.

«La maggior parte delle prove disponibili che collegano l’asma all’uso di prodotti per la pulizia – spiega Tim Takaro, professore e clinico-scienziato presso la Facoltà di Scienze della salute della Simon Fraser University – proviene dalla ricerca negli adulti. Il nostro studio ha esaminato i bambini, che in genere trascorrono l’80-90% del loro tempo in ambienti chiusi e sono particolarmente vulnerabili alle esposizioni chimiche attraverso i polmoni e la pelle a causa delle loro più alte frequenze respiratorie e del contatto regolare con le superfici domestiche».

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Le precauzioni di Federanziani contro la diffusione del coronavirus

Con la diffusione del coronavirus in Italia sono diverse le precauzioni necessarie per limitare il contagio. Con l’aumento della paura e dei timori, alcune categorie definite “deboli” potrebbero infatti essere esposte a rischi maggiori che non riguardano solo l’aspetto salutistico ma, più in generale, la vita di tutti i giorni. Per questo motivo, Senioritalia-Federanziani ha pubblicato un documento contenente 20 suggerimenti da seguire affinché venga data la dovuta attenzione a fattori che spesso non vengono considerati.

Alcuni di questi riguardano le già note precauzioni utili a ridurre la diffusione del virus, come il lavaggio frequente delle mani, oltre che le regole di igiene da seguire. Nel dettaglio, «igiene per sé: lavaggio delle mani frequente con acqua e sapone o con soluzione idroalcolica, evitare di toccarsi il naso, la bocca e gli occhi con le mani in quanto le mani toccano molte superfici e se queste sono contaminate possono trasferire attraverso le mani il virus alla pelle; da qui il virus può entrare nel corpo», ed «igiene per gli altri», ovvero «quando si starnutisce o si tossisce coprire naso e bocca con il gomito piegato o un fazzoletto di carta, gettando quest’ultimo immediatamente».

Un cenno riguarda l’uso delle mascherine protettive. Federanziani spiega che «l’organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato di indossare la mascherina solo in presenza di propri sintomi come tosse o starnuti per proteggere gli altri». La sigla evidenzia infatti che la mascherina «va usata per proteggere se stessi solo se si presta assistenza a una persona sospetta di infezione». Se si usa la mascherina «lavare le mani  prima di indossare la mascherina e dopo averla tolta». Inoltre, «le mascherine sono efficaci solo se associate al lavaggio delle mani».

In aggiunta a ciò, l’associazione allerta sulla possibilità di truffe di natura “fisica”, al proprio domicilio. «Non aprire la porta – si legge nel documento – a sedicenti funzionari pubblici incaricati di somministrare il tampone per il coronavirus: nessun incaricato di Asl o di pubblica amministrazione sta effettuando operazioni di questo tipo senza preavviso». In merito, Federanziani spiega che «si tratta con ogni probabilità di truffe». Per ulteriori informazioni è possibile contattare il proprio medico curante o il farmacista di fiducia: entrambi potranno fornire informazioni quanto più aggiornate in merito ai temi affrontati, o consultare i portali ufficiali di Istituto superiore di sanità (Iss) al link https://www.epicentro.iss.it e ministero della Salute all’indirizzo http://www.salute.gov.it.

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Pazienti diabetici e coronavirus, le precauzioni dei diabetologi

«Mantenersi idratati, monitorare ancora più scrupolosamente il glucosio nel sangue, misurare regolarmente la febbre, tenere sotto controllo anche i chetoni – in caso di terapia a base di insulina – e seguire in modo puntuale le indicazioni che si ricevono dal proprio team di cura». Sono queste le particolari precauzioni a cui i pazienti diabetici dovrebbero fare particolarmente attenzione nel periodo di diffusione del coronavirus in Italia. A ricordare le norme precauzionali – da seguire anche in caso di qualsiasi altra patologia concomitante, al fine di non compromettere il controllo glicemico – sono l’Associazione medici diabetologi (Amd) e la Società italiana di diabetologia (Sid). Le sigle sottolineano inoltre come «sia importante non generare un eccessivo allarmismo e come i rischi di contrarre la malattia da coronavirus siano più elevati per le persone che oltre al diabete, presentano ipertensione e malattie cardiache, malattie renali o respiratorie, un precario controllo del diabete e più lunga durata di malattia».
In proposito, Francesco Purrello, presidente Sid e Paolo di Bartolo, presidente Amd, puntualizzano che «le persone che convivono con il diabete sanno bene quanto sia importante fare ancora più attenzione alla gestione della propria patologia se a questa se ne aggiunge un’altra, di qualsiasi tipo». In aggiunta a ciò, gli esperti evidenziano che «in questi giorni di emergenza nazionale, invitiamo i pazienti a mantenere la calma e a comportarsi come farebbero se oltre al diabete dovessero gestire una qualsiasi altra patologia o situazione particolarmente stressante».