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Studio: «I fumatori hanno maggior rischio di ictus multipli»

Il fumo è stato a lungo collegato a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e gravi eventi cardiaci come infarti e ictus. Tuttavia, un recente studio portato a termine da un gruppo di ricercatori della Nanjing Medical University di Jiangsu, in Cina, ha fatto luce su come il fumo influisca negativamente sul rischio di un secondo ictus, nei pazienti che ne avevano già uno. Nello specifico, è stato evidenziato che «i fumatori hanno avuto un rischio più elevato di un secondo ictus rispetto alle persone che non hanno mai fumato affatto, anche se sono riusciti a smettere dopo il primo ictus». Tuttavia, i fumatori che hanno smesso dopo il primo ictus avevano il 29% in meno di probabilità di avere un secondo rispetto alle persone che continuavano a fumare.
Ne consegue che, spiega Allan Hackshaw, ricercatore all’University College di Londra nel Regno Unito non  coinvolto nello studio, secondo quanto riportato da Reuters, «fumare dopo un ictus ha gli stessi effetti sul corpo di prima del primo ictus». In aggiunta a ciò, il fumo «può portare a problemi con il flusso di sangue nel cervello, e contribuire a formare coaguli nei vasi sanguigni – e uno di questi aumenta la possibilità di avere un ictus». Per questo motivo, è bene eliminare completamente il fumo dopo un primo ictus. Ciò anche perché la sola diminuzione del fumo ridurrebbe il rischio, tuttavia, lo studio ha dimostrato che «smettere completamente ha una grande riduzione del rischio di un secondo ictus».

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Ricetta elettronica veterinaria, il bilancio ad un mese dall’avvio

Il 16 marzo 2019 è entrata in vigore la ricetta elettronica veterinaria. Come per i medicinali ad uso umano, anche quelli per animali di compagnia e di grande taglia dovranno essere prescritti attraverso l’emissione del documento in forma digitale. Una volta dal medico veterinario, se necessario, verrà prescritto il farmaco e rilasciato in fase di prescrizione un promemoria di ricetta elettronica con un codice univoco ed il Pin. A quel punto, in farmacia si potrà ritirare il farmaco necessario. Il farmacista comunicherà l’avvenuta spedizione della ricetta in tempo reale al ministero della Salute. Questo nuovo meccanismo consentirà di monitorare con attenzione le prescrizioni e allo stesso tempo intervenire se e quando necessario. È il caso degli antibiotici: un utilizzo attento infatti, derivante da uno stretto monitoraggio, consentirebbe una maggiore sicurezza sia per gli animali che per esseri gli umani.
Ad un mese dall’avvio della ricetta elettronica veterinaria nonostante i primi disservizi segnalati relativi ad una lentezza di erogazione della prescrizione, ma anche in fase di spedizione della ricetta, il ministero della Salute fa sapere che tali problematiche sono quasi del tutto rientrate. Inoltre, da quando la prescrizione è diventata obbligatoria, sono state prescritte «586mila ricette con una punta di 34.988 il 6 maggio», coinvolgendo ben 7.880 tra farmacie, parafarmacie e depositi autorizzati alla vendita diretta. In aggiunta a ciò, il dicastero evidenzia che «in ogni caso, resta al medico veterinario la facoltà di decidere sul proprio onorario, in piena autonomia, senza alcun tipo di interferenza e secondo quanto previsto dalle norme vigenti e la deontologia professionale. Il medico veterinario, dunque, non può essere obbligato né alla gratuità, né a tariffe fisse per l’emissione di una ricetta. La ricetta del medico veterinario può essere gratuita o a pagamento, secondo la stessa libertà di onorario che pre-vigeva all’introduzione della ricetta elettronica veterinaria».

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“Mamma in salute”, l’app per gravidanza e maternità del ministro della Salute

È disponibile gratuitamente negli store Apple e Googleplay l’app “Mamma in salute”, presentata il 12 maggio in occasione della Festa della mamma da Giulia Grillo, ministro della Salute, con lo scopo di sostenere la donna durante la gravidanza e la maternità. Nello specifico, l’applicazione è composta da tre sezioni informative: quella relativa al periodo prima della gravidanza, gravidanza e parto, ed infine dopo il parto ed allattamento. Tali aree consentiranno di reperire consigli ed informazioni utili alla donna che ha in programma una gravidanza. L’applicazione, inoltre, dispone di un collegamento «con la mappa dei Centri per la procreazione medicalmente assistita, i riferimenti dei consultori familiari su tutto il territorio nazionale, cosa sono e dove si possono trovare le banche del latte, sono solo alcuni dei servizi a favore e a sostegno della maternità che il ministero mette a disposizione in un unico strumento».
In aggiunta a ciò, spiega il ministero, «con la mappa dei punti nascita sarà possibile localizzare le strutture assistenziali dove una donna può partorire, con informazioni dettagliate sul numero di culle, la presenza dell’unità di neonatologia e di terapia intensiva neonatale, il pronto soccorso pediatrico, il volume di parti effettuati nella struttura». Tali informazioni, evidenzia, «possono rappresentare un utile supporto alla donna per l’esercizio di scelta consapevole di dove partorire». L’app, infine, dispone anche di un Diario della gravidanza personalizzato, ove «sarà possibile registrare i risultati delle indagini diagnostiche-strumentali effettuate e delle visite ginecologiche», e di un’agenda «che si connette automaticamente a quella del proprio smartphone, ricorderà alla donna gli appuntamenti più importanti per tutti i nove mesi di gestazione».

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Integratori contenenti curcuma, ministero ne segnala diversi da non assumere

In tre diverse segnalazioni, rispettivamente del 10, del 16 e del 17 maggio 2019, il ministero della Salute, sulla base di quanto comunicato dall’Istituto superiore di sanità, ha informato della presenza di diversi casi di epatite acuta colestatica, risolti favorevolmente, associati all’uso di integratori contenenti curcuma. Per questo motivo, il dicastero «raccomanda di non consumare tali lotti», in attese delle verifica da parte delle autorità competenti. Venendo ai prodotti segnalati, essi sono «Curcumina Plus 95%», con lotto di produzione 18L823 e scadenza 10/2021, «Curcumina 95%», con lotto di produzione 18M861 e scadenza 11/2021 e «Curcumina Plus 95% Plus Piperina Line@ & vitamine B1, B2, B6 1000 mg/60 compresse», con lotti di produzione 2077-LOT 198914 e scadenza 02/2022 e 18e590 con scadenza 3/2021.
In aggiunta ai precedenti, si evidenziano inoltre «Curcuma complex B.A.I. aromatici per conto di Vitamin shop», «Tumercur Sanandrea», «Movart Scharper SpA stabilimento a Nichelino», «Curcuma Meriva 95% 520mg Piperina 5 mg Farmacia dr. Ragazzi, Malcontenta», ed infine «Curcuma “Buoni di natura” Colfiorito», di cui tuttavia non vengono segnala lotti e date di scadenza. In ogni caso, il ministero informa che «i consumatori sono invitati a titolo precauzionale a sospendere temporaneamente il consumo di tali prodotti», anche nel caso di acquisti effettuati online.

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Settimana nazionale della celiachia, un’opportunità per conoscere la patologia

Come ogni anno, dal 2015, anche nel 2019 si svolge la Settimana nazionale della celiachia, dall’11 al 19 maggio 2019. L’iniziativa, giunta dunque alla quinta edizione, è portata avanti dall’Associazione italiana celiachia (Aic). Quest’ultima, a partire dal 1979, «si impegna a cambiare in meglio la vita delle persone celiache e dei loro famigliari». Ad oggi, la patologia interessa in Italia circa 600.000 persone. Tuttavia, si ritiene che un gran numero di persone siano del tutto inconsapevoli di essere affetti da malattia celiaca. Per questo motivo, il tema dell’edizione 2019 della Settimana nazionale della celiachia è incentrato sul futuro della diagnosi. Secondo quanto spiega l’Aic «le diagnosi di celiachia risultano solo al 30% di quelle attese eppure i nuovi celiaci diagnosticati sono in calo». Per questo motivo «è sempre più difficile individuare nuovi pazienti in quanto affetti da sintomi non classici della celiachia, sintomi inizialmente non riconducibili a questa patologia». In occasione della Settimana 2019 vengono analizzati i sintomi non classici e messi a disposizione indicazioni rivolte agli specialisti per ridurre il numero di pazienti non ancora diagnosticati.
Corre utile ricordare che la malattia celiaca, secondo quanto spiega l’Aic, «è una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Il glutine è un complesso proteico presente in alcuni cereali (frumento, segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut®, triticale)». Data questa infiammazione il soggetto celiaco sviluppa una serie di sintomi che variano da persona a persona e che caratterizzano il quadro clinico. Esso «va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extraintestinali, quali anemia, astenia, amenorrea, infertilità, aborti ricorrenti, bassa statura, ulcere del cavo orale, osteoporosi, dolori articolari, dermatiti, edemi, alopecia, alla associazione con altre malattie autoimmuni, fino a complicanze molto gravi quali l’epilessia con calcificazioni cerebrali o il linfoma intestinale».