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Disturbi d’ansia: di padre in figlio, di madre in figlia

Secondo un recente studio pubblicato su JAMA Network i disturbi d’ansia hanno maggiori probabilità di essere trasmessi dai padri ai figli e dalle madri alle figlie. La specificità di genere nella trasmissione di questo tipo di patologie deriverebbe dal fatto che i bambini tendono a cogliere tratti e comportamenti modellati sul genitore dello stesso sesso biologico. “Un’associazione tra disturbo d’ansia in un genitore e disturbo d’ansia nella prole dello stesso sesso suggerisce un meccanismo ambientale, come la modellazione” hanno affermato i ricercatori. Dopo aver intervistato 398 bambini, 221 madri e 237 padri, gli studiosi hanno rilevato che i disturbi d’ansia in un genitore sono associabili a un leggero aumento del tasso di disturbi d’ansia nei figli dello stesso sesso. I disturbi d’ansia in un genitore del sesso opposto non producono la medesima associazione. Viceversa, vivere con un genitore dello stesso sesso ma senza disturbi d’ansia genera i tassi più bassi di ansia tra i figli dello stesso sesso. La dottoressa Carla Marie Manly, psicologa clinica specializzata in disturbi dell’ansia, afferma che i risultati dello studio non sono affatto sorprendenti. “Sebbene sia i padri che le madri abbiano un profondo impatto sui loro figli, la psicologia dello sviluppo si è a lungo concentrata sul distinto impatto emotivo e mentale del genitore dello stesso sesso sul bambino. Dato che il cervello dei bambini piccoli è altamente impressionabile, ha perfettamente senso che i bambini “assorbano” l’ansia, in particolare dal genitore dello stesso sesso”. “A livello neurobiologico, i cervelli dei bambini piccoli sono formati e modificati da tutto ciò che incontrano, compresi i comportamenti e l’ambiente dei loro genitori”, ha aggiunto Manly.

Il quadro generale.

“Sebbene i bambini siano sicuramente influenzati da esperienze positive, sono altrettanto investiti da stimoli negativi come i comportamenti di un genitore ansioso. In quanto tale, anche se un bambino piccolo non adotterà consapevolmente gli atteggiamenti e i comportamenti ansiosi interpretati da un genitore, i modelli del genitore verranno comunque memorizzati e copiati”. Shane Owens , psicologo comportamentale e cognitivo di New York, intervistato da Healthline ha affermato che i bambini copieranno l’esempio dei genitori fin dalla tenera età. “I bambini ammirano i genitori e si sentono più forti per aver assunto le qualità del loro genitore dello stesso sesso. La maggior parte dei ragazzi ricorda di essere stata sostenuta ed elogiata per aver seguito l’esempio del padre o per essersi seduto a guardare la partita con il padre.

I ruoli.

La maggior parte delle ragazze ricorda di essere stata apprezzata per aver provato le scarpe o i gioielli della mamma o per aver chiesto di truccarsi. Questo si estende anche ad altri comportamenti, soprattutto in tempi di crisi. Un ragazzo che soffre di ansia si comporterà come fa suo padre, una ragazza che soffre di ansia imiterà la risposta di sua madre a circostanze simili”. “Gli adulti dovrebbero capire che ciò che fanno in presenza di un bambino sarà probabilmente imitato”, ha spiegato Owens. “I ruoli di genere rimangono forti. I bambini prestano molta attenzione al genitore che credono sia quello che dovrebbero imitare. Poiché la modellazione del comportamento ha l’effetto più forte su ciò che fanno i bambini, non sorprende che i figli di papà ansiosi e le figlie di madri ansiose si comportino in modo ansioso”.

Il processo di interiorizzazione.

“Trascorriamo la maggior parte del tempo nella nostra prima fase di sviluppo con i nostri genitori. Interiorizziamo passivamente così tanti dei loro manierismi e caratteristiche che ha perfettamente senso che l’ansia sia più prominente negli individui in cui era presente in entrambi i genitori”, ha detto a Healthline Gregory Nawalanic, psicologo clinico presso l’Università del Kansas. I figli guardano ai loro genitori come ancore di stabilità. Immaginate il messaggio che viene inviato e interiorizzato da un bambino che vede i propri genitori costantemente in uno stato di allarme o di paura. Si prefigurerà il mondo che lo circonda come un luogo minaccioso e confermerà la propria paura dell’ignoto ad ogni fase della sua crescita invece di dissiparla e iniziare a comunicare calma e sicurezza”, ha aggiunto.

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Colpo di calore: come riconoscerlo, prevenirlo, curarlo

Quando la temperatura corporea aumenta molto più velocemente di quanto possa abbassarsi si possono verificare danni al cervello e ad altri organi vitali, fino ai casi estremi di decesso. Ma quali sono i sintomi di un colpo di calore che dovrebbero allarmarci e farci agire di conseguenza? L’Istituto nazionale U.S.A. per la sicurezza e la salute sul lavoro (NIOSH) ha individuato una serie di segnali premonitori di un colpo di calore.

Eruzione cutanea da calore.

Un’eccessiva sudorazione può causare un eritema cutaneo da calore formato da tante bolle rossastre a grappolo o piccole vesciche. L’eruzione cutanea si sviluppa in genere sulla parte superiore del torace e del collo, sotto il seno, nella zona inguinale e nelle pieghe del gomito. In alcuni casi intacca la pelle in profondità causando un’infiammazione pruriginosa con pustole purulente. Dalle forme più leggere a quelle più dolorose, le dermatiti da calore vanno mantenute asciutte. Meglio evitare creme e unguenti che potrebbero ostruire i pori peggiorando l’irritazione cutanea. Come prevenirla? Indossando abiti ampi e comodi in fibra naturale. Preferendo ambienti freschi e poco umidi. Utilizzando un ventilatore per migliorare la circolazione dell’aria.

Altri sintomi del colpo di calore.

Le alte temperature possono causare crampi o spasmi muscolari a braccia, gambe e stomaco. In tal caso è bene riposare e bere liquidi come acqua o bevande ricche di sali minerali (per esempio le bibite mineralizzate per sportivi) ogni 10-15 minuti. Evitare cibi troppo salati. Rivolgersi all’assistenza medica se i crampi non dovessero risolversi nel giro di un’ora. Vertigini, malessere, sensazione di svenimento dopo essersi alzati da seduti possono essere segnali di un esaurimento da calore. In questi casi bisogna sedersi in un luogo fresco, sorseggiare dell’acqua fresca, un succo di frutta o una bevanda mineralizzata. Se nel frattempo si avvertono anche mal di testa, nausea e affaticamento e/o irritabilità, forte sudorazione, sete, febbre, diminuzione della minzione si sta manifestando l’esaurimento da calore. Bisogna subito contattare un medico e sostare in un ambiente fresco e ventilato fino al suo arrivo, continuando a bere dell’acqua, facendo degli impacchi freddi o anche dei bagni di ghiaccio.

Il colpo di calore non va sottovalutato.

Il rischio è di lasciare che i primi sintomi degenerino fino alla perdita di conoscenza, con conseguente rischio di morte. I bambini e gli anziani sono i soggetti più a rischio. Anche l’essere obesi aumenta il pericolo di incorrere in un colpo di calore, così come avere malattie cardiache, patologie mentali e dipendenza da alcool. Rischiano di più anche coloro che risultano eccessivamente disidratati, magari a causa dell’assunzione di alcuni farmaci.

Come prevenire un colpo di calore?.

Idratandosi adeguatamente, persino quando non si ha sete, proteggendosi dal sole con creme solari, prestando attenzione ai propri livelli di sudorazione (in eccesso portano alla disidratazione), evitando alcolici, cercando di frequentare luoghi freschi e ventilati, facendo pause riposanti, mangiando cibi ricchi di acqua (cetrioli, lattuga iceberg, ravanelli, pomodori, peperoni verdi, cavolfiori, spinaci, broccoli, carote, anguria, melone, pompelmo, fragole), evitando cibi disidratanti (troppo proteici, troppo salati o zuccherati).

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Mangiare un avocado al giorno abbassa il colesterolo?

L’aspetto più interessante di una ricerca pubblicata sul Journal of the American Heart Association è l’effetto l’avocado avrebbe sui tassi di colesterolo nel sangue. Il colesterolo è una molecola interna alle cellule del nostro organismo appartenente alla famiglia dei lipidi. Viene prodotto per lo più dal nostro corpo e solo in minima parte assunto attraverso il cibo che mangiamo. Bisogna però distinguere tra un colesterolo cosiddetto “buono” e uno “cattivo”. Il primo, definito tecnicamente HDL, contiene lipoproteine ad alta intensità che aiutano a espellere dal sangue il colesterolo in eccesso, proteggendo cuore e vasi sanguigni. Il secondo, chiamato colesterolo LDL, contiene lipoproteine a bassa intensità che trasportano il colesterolo in eccesso dal fegato alle arterie.

Facendo delle semplici analisi del sangue è possibile monitorare la quantità di colesterolo presente nel nostro organismo. Alla base di alti livelli di colesterolo “cattivo”, fattore di rischio per malattie cardiovascolari come ictus e malattia coronarica, possono esserci il sovrappeso, un’alimentazione squilibrata ricca di grassi, il fumo, la sedentarietà. Determinati alimenti possono incidere sui livelli di colesterolo normalmente presenti nel sangue. Ad esempio, secondo lo studio in oggetto, mangiare un avocado al giorno può aiutare a mantenere bassi i livelli di colesterolo “cattivo”. I ricercatori hanno esaminato gli effetti dell’assunzione di un avocado al giorno per sei mesi in un gruppo eterogeneo di circa un migliaio di individui variamente in sovrappeso. L’obiettivo primario dei ricercatori era quello di verificare se mangiare avocado tutti i giorni avrebbe aiutato a ridurre l’adiposità viscerale dei partecipanti, ovvero l’eccesso di grasso depositato intorno al girovita.

Oltre a ciò, hanno valutato l’impatto di questo alimento su altri aspetti della salute dei partecipanti, fra cui i livelli di colesterolo. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: alcuni avrebbero assunto un avocado al giorno per 6 mesi, altri avrebbero mantenuto la loro dieta abituale priva di avocado. I ricercatori hanno scoperto che non c’erano differenze sostanziali tra i gruppi di controllo e di intervento in termini di riduzione del girovita, quindi del peso corporeo e dell’adiposità localizzata. L’avocado, dunque, non ha inciso nella riduzione della circonferenza addominale dei partecipanti, ma ne ha certamente migliorato la qualità alimentare. Il dato più significativo di questa ricerca è relativo ai livelli di colesterolo riscontrati fra i due gruppi di partecipanti. Il gruppo di intervento, formato da coloro che avevano mangiato un avocado al dì, misurava livelli di colesterolo più bassi, soprattutto di colesterolo “cattivo”.

Tuttavia la Dott.ssa Alice H. Lichtenstein, a capo del gruppo di ricerca sull’avocado e i suoi effetti sulla salute, afferma: “Lo studio ha rilevato che la semplice aggiunta di un ‘cibo sano’ alla propria dieta, in termini di grassi e sostanze nutritive, non ha portato a benefici clinici particolarmente rilevanti. Tuttavia, non ci sono stati effetti negativi ed è stato associato a un miglioramento della qualità della dieta”. Inoltre, i ricercatori non hanno raccolto dati su eventuali farmaci assunti dai partecipanti e che avrebbero potuto interferire sui risultati dello studio. Il periodo di osservazione, di soli sei mesi, è stato troppo breve per individuare possibili effetti a lungo termine degli avocado nella dieta. Da non dimenticare, infine, che la ricerca è stata condotta durante la pandemia da COVID-19, il che può avere influenzato lo stile di vita dei partecipanti, anche in relazione alla dieta e all’attività fisica praticata. Quindi, in linea generale, l’introduzione di un singolo alimento “sano” deve soprattutto incoraggiare a seguire regimi alimentari più consapevoli, equilibrati, ricchi di frutta e verdura.

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Tumori e ormoni: 1 su 4 dipende da squilibri ormonali

Gli ormoni agiscono sulle funzioni e attività di tessuti e organi (ad esempio regolando o almeno influenzando l’equilibrio di importanti processi vitali come lo sviluppo somatico e psichico, il metabolismo, l’eccitabilità nervosa, l’attività sessuale e riproduttiva, le funzioni cardiaca e renale, e così via). Nelle ghiandole endocrine, come la tiroide o l’ovaio per esempio, si possono sviluppare neoplasie benigne o maligne dovute a un aumento o a una diminuzione della produzione del relativo ormone.

Un’iperproduzione è più comune nel caso in cui si sviluppi un tumore benigno; viceversa, una carenza ormonale può determinare la comparsa di un tumore maligno. Secondo uno studio statunitense pubblicato su Experimental Biology and Medicine gli ormoni avrebbero un ruolo importante non soltanto nello sviluppo dei tumori ma anche nella loro prevenzione. Insulina, ormone della crescita, estrogeni, testosterone, tiroxina, adrenalina: nel nostro organismo se ne contano oltre 50 di ormoni, le cui variazioni anomale potrebbero attivare lo sviluppo di cellule cancerogene o, quantomeno, esserne un campanello d’allarme.

Il tema è stato affrontato nella cornice del V Congresso Nazionale di Endocrinologia Oncologica, tenutosi a Siracusa dal 30 giugno al 2 luglio scorsi. Gli esperti della SIE – Società Italiana di Endocrinologia hanno richiamato l’attenzione sull’importanza degli ormoni nelle strategie di prevenzione, diagnosi e trattamento dei tumori associati a squilibri ormonali. Ad esempio le alterazioni della tiroide, delle funzionalità del pancreas, un’alta glicemia, il sovrappeso, variazioni metaboliche possono derivare da scompensi ormonali, che facilitano l’insorgenza di tumori. A sua volta, l’oscillazione dei valori ormonali può dipendere dall’età, dalle abitudini alimentari e dallo stile di vita di una persona (uso di alcol, tabagismo, sedentarietà, obesità…).

“Conoscere gli ormoni – afferma Annamaria Colao, presidente SIE – ma soprattutto mettere in atto strategie che possano aiutare a prevenire le tante malattie nelle quali c’è una componente ormonale alterata, significa riuscire a incidere profondamente sulla salute”. “Gli ormoni” – aggiunge Salvatore Cannavò, organizzatore del V Congresso Nazionale di Endocrinologia Oncologica – “hanno un ruolo di primo piano in oncologia. Attraverso il flusso sanguigno vengono trasportati nei diversi tessuti e organi, dove inviano messaggi su quando e come eseguire una certa funzione. Ma se ce ne sono troppi o troppo pochi in circolo, con squilibri ormonali, gli effetti collaterali possono influenzare anche il rischio di insorgenza del cancro in almeno un caso su quattro”.

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Sconti fiscali, la guida dell’Agenzia delle Entrate con le agevolazioni 2022

L’Agenzia delle Entrate ha realizzato una guida che passa in rassegna tutte le agevolazioni fiscali da applicare alla dichiarazione dei redditi 2022. «La pubblicazione – spiega l’Agenzia in una nota – illustra le regole da seguire per compilare la dichiarazione e ricorda quali sono i documenti che il contribuente deve presentare al Centro di assistenza fiscale o al professionista abilitato. Trattandosi della raccolta completa e aggiornata di tutte le norme e delle indicazioni di prassi su ritenute, oneri detraibili, deducibili e crediti di imposta, per una più agevole consultazione i contenuti sono stati suddivisi per aree tematiche autonome». La guida è frutto della collaborazione di un tavolo tecnico istituito tra Agenzia delle Entrate e Consulta nazionale dei Caf.

Detrazioni per spese sanitarie.

Per le spese sanitarie sostenute dall’intestatario della dichiarazione o da familiari a suo carico, è possibile richiedere una detrazione dall’imposta lorda di un importo pari al 19 per cento per la parte che eccede 129,11 euro. La guida indica come detraibili «le prestazioni rese da un medico generico (comprese quelle di medicina omeopatica), l’acquisto di medicinali da banco e/o con ricetta medica (anche omeopatici), le prestazioni specialistiche, le analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie, le prestazioni chirurgiche, i ricoveri per degenze o collegati a interventi chirurgici, il trapianto di organi, le cure termali (escluse le spese di viaggio e soggiorno), l’acquisto o affitto di dispositivi medici/attrezzature sanitarie, comprese le protesi sanitarie, l’assistenza infermieristica e riabilitativa (fisioterapia, kinesiterapia, laserterapia, ecc.), le prestazioni rese da personale in possesso della qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza diretta della persona, le prestazioni rese da personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo, le prestazioni rese da personale con la qualifica di educatore professionale, le prestazioni rese da personale qualificato addetto ad attività di animazione e/o di terapia occupazionale». In caso di spese sostenute nell’ambito del Ssn, la detrazione compete per l’importo del ticket pagato. Dal 2019 non è più possibile detrarre spese sostenute per l’acquisto di alimenti a fini medici speciali.

Farmaci detraibili.

In merito alle spese sostenute per l’acquisto dei medicinali, sono detraibili i prodotti classificati come farmaci, specialità medicinali e medicinali omeopatici. L’Agenzia delle Entrate precisa inoltre che «i farmaci o i medicinali devono essere acquistati presso le farmacie o presso soggetti autorizzati alla vendita degli stessi. La detrazione spetta anche per le spese di farmaci o medicinali senza obbligo di prescrizione medica acquistati online da farmacie ed esercizi commerciali autorizzati alla vendita a distanza dalla regione o dalla provincia autonoma o da altre autorità competenti, individuate dalla legislazione delle regioni o delle province autonome. Si precisa che in Italia non è consentita la vendita online di farmaci o medicinali che richiedono la prescrizione medica. Le spese sanitarie relative all’acquisto di farmaci o medicinali, effettuate a decorrere dal 1° gennaio 2008, sono detraibili (o deducibili) se la spesa risulta certificata da fattura o da scontrino fiscale, cosiddetto “scontrino parlante”, in cui risultino specificati la natura, la qualità e la quantità dei prodotti acquistati, nonché il codice fiscale del destinatario».