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Allergie, quelle stagionali si celano dietro diversi sintomi

Le allergie stagionali sono scatenate dal contatto con i pollini di alcune specie di fiori e piante che il vento trasporta e diffonde nell’aria anche a grandi distanze. Data la periodicità dell’impollinazione, si parla di allergie stagionali per differenziare questo disturbo da altre allergie. Si usa poi frequentemente l’espressione “allergie primaverili”, non perché si limitino a questa specifica stagione, ma perché è dalla primavera in poi che s’inizia a trascorrere molto tempo all’aperto, con conseguente acuirsi dei sintomi dovuto al maggior contatto con i pollini dispersi nell’aria. In realtà, le piante che causano allergia sono molteplici e fioriscono in tempi diversi. Quando si sospetta un’allergia da polline occorre quindi prima di tutto scoprire a quale categoria di piante questo appartenga, in modo da capire quando è più presente nell’atmosfera.

La reazione dipende da un processo infiammatorio La rapida crescita dei soggetti affetti da allergia stagionale ha portato alla nascita di diversi gruppi di studio e progetti legati all’analisi della patologia con lo scopo di migliorare la qualità della vita di chi soffre di questo disturbo. Il progetto Allergic rhinitis and its impact on asthma (Aria), sostenuto dall’Organizzazione mondiale della sanità ne è un esempio e ha come obiettivo quello di ottimizzare la diagnosi e il trattamento della rinite allergica. È questo infatti uno dei sintomi più ricorrenti e problematici delle allergie stagionali, ma ce ne sono molti altri. «A contatto con i pollini verso i quali il soggetto è sensibilizzato – spiega l’Associazione centro studi allergie E.t.s. (https://www.allergenda.it/) – il sistema immunitario libera mediatori pro-infiammatori, scatenando un processo infiammatorio a carico delle vie respiratorie, con la conseguente comparsa dei sintomi come oculorinite e asma».

Tanti sintomi anche molto diversi tra loro Secondo quanto riportato in un e-book divulgato dall’Associazione centro studi allergie E.T.S.

(https://www.allergenda.it/wp-content/uploads/2020/03/ebook_allergenda_pollini.pdf), i diversi sintomi tipici delle allergie stagionali sono raggruppabili in tre categorie: quelli oculari (come congiuntiviti, prurito e arrossamento agli occhi, lacrimazione, fastidio per la luce), quelli nasali (starnuti ripetuti, naso gocciolante con secrezione trasparente, congestione, prurito in corrispondenza del naso o del palato, riduzione dell’olfatto), sintomi bronchiali (tosse secca stizzosa, respiro sibilante, difficoltà respiratoria, senso di costrizione toracica). Ci sono poi vari sintomi più generici, come cefalea frontale, dolore alle orecchie e al viso, malessere generale, stanchezza, difficoltà di concentrazione, manifestazioni cutanee come orticaria o dermatite, insonnia, irritabilità.

Come correre ai ripari Dopo aver consultato il medico ed eseguito eventuali test ed esami diagnostici per accertare l’effettiva presenza di reattività ai pollini, si potranno valutare diverse opzioni per limitare i sintomi, sia di tipo comportamentale sia di tipo farmacologico. Le cure variano a seconda della gravità e della tipologia delle reazioni allergiche e includono sia medicinali su prescrizione medica sia da banco. La ricerca ha messo a disposizioni soluzioni come spray nasali, compresse antistaminiche, colliri e broncodilatatori per gli asmatici. Naturalmente sarà sempre il medico o il farmacista a indirizzare il paziente verso la soluzione più adeguata, che può includere anche il vaccino antiallergico.

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Qualità del sonno, studio conferma peggiornamento in soggetti con intolleranze ambientali

Circa un quarto della popolazione lamenta intolleranze ambientali a sostanze chimiche, campi elettromagnetici (EMFs) e suoni. Le persone che soffrono di intolleranze ambientali manifestano molti segni clinici, uno di questi è relativo ai disturbi del sonno. I disturbi del sonno sono presenti in gran parte della popolazione, tuttavia non è ben chiaro se sono appannaggio esclusivo di coloro che soffrono di intolleranza ambientale oppure anche di individui che non soffrono di disturbi legati alla presenza di sostanze chimiche e campi elettromagnetici.

A tal proposito, è stato svolto uno studio dal titolo “Sleep and sleepiness in environmental intolerances: a population- based study”, pubblicato sulla rivista scientifica “Sleep Medicine” edita da Elsevier. Lo studio ha preso in esame un campione composto da 3406 individui di età compresa tra i 18 e i 79 anni, nel nord della Svezia, che dichiaravano di soffrire di scarsa qualità del sonno, sonno non rigenerante, sonnolenza diurna, respirazione ostruttiva e insonnia notturna.

Ebbene, è stato visto che coloro che erano esposti a sostanze chimiche, campi elettromagnetici e suoni, avevano una qualità del sonno peggiore rispetto a coloro che non soffrivano di intolleranza ambientale.

E’ stato visto quindi che i disturbi del sonno e la sonnolenza notturna sono più comuni in coloro che hanno sintomi legati all’intolleranza ambientale. Pertanto, l’insonnia notturna è di per se, un sintomo importante legato alla possibile presenza di un’intolleranza ambientale. È utile sottolineare che non ha senso quindi intervenire nel trattamento dei sui disturbi del sonno se non si conosce esattamente la causa che li genera. Solo l’allontanamento o la riduzione della causa scatenante, potrebbe essere risolutiva ai fini del miglioramento della qualità del sonno.

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Animali domestici, approvato l’uso di farmaci umani per cure veterinarie

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha dato l’ok alla prescrizione per le cure degli animali di medicinali normalmente destinati a pazienti umani. Un passo importante per chi convive con amici a quattro zampe perché potrà ora prendersene cura al meglio senza dover affrontare costi eccessivi. Il Ministro ha firmato, infatti, un decreto che approva la prescrizione e la somministrazione agli animali di medicinali a uso umano, purchè contengano lo stesso principio attivo dell’equivalente farmaco veterinario. «Sarà possibile curare gli animali con farmaci umani. – dichiara in un comunicato ufficiale il ministero della Salute. Il provvedimento adottato prevede che il veterinario possa prescrivere medicinali per uso umano per la cura degli animali domestici “a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario”».

Sarà così possibile risparmiare fino al 90% dei costi.

Il decreto intende agevolare i cittadini che hanno adottato uno o più animali domestici, la cui cura talvolta, in caso di problemi di salute, richiede di sostenere spese non indifferenti, tali da determinare a volte anche l’abbandono dell’animale stesso. L’opportunità di usufruire di farmaci a uso umano porta, secondo le stime del Ministero, a un risparmio che può raggiungere fino al 90% dei costi per i medicinali necessari alle cure. «Si tratta di un provvedimento di equità atteso da anni da milioni di cittadini – ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza. – Una scelta che consentirà di garantire con più facilità le cure agli animali da compagnia e un risparmio importante per tante famiglie italiane e per le strutture che si occupano di cani e gatti».

Una scelta per tutelare il valore sociale degli animali da compagnia.

L’importante ruolo degli animali domestici nella sfera sociale e relazione degli individui e delle famiglie è da tempo riconosciuto e sono diverse le organizzazioni che si battono per tutelarlo, anche dal punto di vista della sostenibilità economica. Secondo il Ministero della Salute, dal 2006 varie associazioni animaliste, parlamentari, consiglieri regionali e comunali di diverso orientamento politico hanno sostenuto questo obbiettivo, denunciando prezzi troppo elevati dei farmaci veterinari che spesso sono la causa dell’abbandono degli animali. «Prendersi cura sempre meglio della salute degli animali da compagnia – sottolinea il ministro Speranza – non è solo un gesto d’affetto e di riconoscenza. Significa garantire un’importante funzione relazionale e sociale che gli animali svolgono verso gli umani e tutelare la salute seguendo l’ottica One Health, un approccio che tiene insieme il nostro benessere, quello degli animali e quello dell’ambiente».

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Vivere sano: dieta, movimento e screening per mantenersi in salute

Uno stile di vita sano non serve solo a prevenire diverse patologie, ma è anche il miglior modo per favorire il benessere psico-fisico a trecentosessanta gradi. «Tantissimi studi scientifici – afferma l’Istituto superiore di sanità (Iss) – hanno dimostrato l’importanza della prevenzione e della promozione della salute per ridurre l’incidenza delle malattie e la mortalità, ma anche per favorire il mantenimento del benessere e della qualità della vita». Sane abitudini quotidiane possono contribuire a ridurre l’incidenza di malattie oggi molto diffuse. «Il diabete di tipo 2, alcuni tipi di tumori e di demenze si possono in parte prevenire – sostiene l’Iss -. Quasi l’80% dei casi di malattie cardiache e ictus possono essere evitabili se le persone sono disposte a modificare il proprio stile di vita». È ormai noto da tempo che il comportamento individuale influenza lo stato di salute di ognuno di noi. Un piano di azione globale elaborato nel 2013 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) elenca una serie di azioni concrete che gli stati membri avrebbero dovuto mettere in atto entro il 2020 per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili. In questo documento viene proposto un programma molto dettagliato per diffondere una serie di sane abitudini di vita tra le popolazioni.

Stop al fumo e scelte alimentari sane.

Secondo l’Oms le malattie cardiovascolari, i tumori, le patologie respiratorie croniche e il diabete condividono quattro fattori di rischio comportamentale: consumo di tabacco, dieta non sana, inattività fisica e consumo dannoso di alcol. Questi sono pertanto gli ambiti su cui ognuno può intervenire per prevenire futuri disturbi e malattie. In base al parere degli esperti, uno stile di vita sano deve evitare o ridurre il più possibile il consumo di tabacco, l’esposizione al fumo passivo e l’eccesso di alcol. Non meno importanti sono le scelte alimentari. L’Oms raccomanda la riduzione del consumo medio di sale/sodio, l’aumento di frutta e verdura, la riduzione degli acidi grassi saturi negli alimenti da sostituire con acidi grassi insaturi, la diminuzione del contenuto di zuccheri aggiunti nei cibi e nelle bevande. Occorre inoltre limitare l’apporto eccessivo di calorie, ridimensionare le dimensioni delle porzioni e la densità energetica degli alimenti.

Praticare attività fisica e sottoporsi agli screening.

Resta poi altamente raccomandata la pratica costante di un’attività fisica. «In questa definizione – specifica il Ministero della Salute – rientrano non solo le attività sportive, ma anche semplici movimenti come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici, che fanno parte della “attività motoria spontanea”». Un altro fattore importante per mantenersi in buona salute è prestare attenzione all’aria che si respira, arieggiando quotidianamente gli spazi chiusi e prediligendo, quando possibile, luoghi all’aperto con minor inquinamento atmosferico. Il ministero della Salute raccomanda anche di sottoporsi a screening periodici, finalizzati a individuare precocemente determinate patologie. Nel nostro sistema sanitario questi vengono proposti, anche attraverso le farmacie, a soggetti potenzialmente a rischio in modo mirato e tramite esami non invasivi.

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Medicinali online contraffatti, Aifa: «In aumento le segnalazioni di prodotti»

«L’Agenzia ha registrato di recente un preoccupante incremento delle segnalazioni ricevute da cittadini, associazioni e aziende relativamente a casi di prodotti acquistati da canali non autorizzati, risultati falsificati, vale a dire copie di prodotti originali, o illegali in quanto privi di autorizzazioni alla commercializzazione e/o all’importazione. Si ritiene importante, pertanto, richiamare l’attenzione dei consumatori e delle associazioni dei consumatori, in virtù dell’importante ruolo di tutela che svolgono nei confronti di questi ultimi, sui rischi legati all’acquisto di farmaci da canali web non autorizzati». Lo ha fatto sapere l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), sulla base delle evidenze riscontrate sui principali marketplace tra cui Ebay, piattaforma con cui l’Ente governativo ha intavolato già da tempo un rapporto di collaborazione.

In merito alle casistiche di falsificazione, l’Aifa ha fatto sapere che «tra i casi più recenti rientra quanto segnalato dalla Società Italo Britannica L. Manetti H. Roberts & C. relativamente alla falsificazione del farmaco di cui è Titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio, Somatoline 0.1%+0.3% emulsione cutanea, contenente Levotiroxina (mg 100) ed escina (mg 300), un preparato dermatologico con attività anticellulite utilizzato per stati di adiposità localizzata accompagnati da cellulite». In merito a ciò «l’Azienda ha infatti comunicato a Aifa di aver ricevuto, attraverso il proprio numero verde, diverse segnalazioni per anomalie riscontrate dagli acquirenti sul prodotto acquistato, riguardanti nello specifico il diverso aspetto in cui si presentava la crema rispetto all’abituale. Gli esiti degli approfondimenti effettuati dal Titolare – si legge in una nota – hanno evidenziato come, in tutti i casi segnalati, l’acquisto fosse stato effettuato attraverso la piattaforma eBay da account privati non riconducibili a farmacie autorizzate».