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Grassi alimentari, le scelte più sane da portare a tavola

I grassi alimentari si possono dividere tra saturi, monoinsaturi, polinsaturi e trans. I grassi appartenenti a ognuna di queste categorie presentano caratteristiche diverse e diversi effetti sulla salute. «I grassi saturi – affermano gli esperti nel Manuale Msd – contengono il più alto numero di atomi di idrogeno possibile. Sono generalmente solidi a temperatura ambiente. Si trovano nella carne, nei prodotti caseari e negli oli vegetali idrogenati artificialmente. Maggiore è la solidità del prodotto, più alto è il tasso di grassi saturi presenti. Una dieta ad alto contenuto di grassi saturi aumenta il rischio di coronaropatia». Alla categoria dei grassi insaturi appartengono sia i monoinsaturi sia i polinsaturi. Entrambi si caratterizzano per il fatto di non contenere tutti gli atomi di idrogeno che potrebbero avere. «I grassi monoinsaturi potrebbero possedere un atomo di idrogeno in più – spiegano gli specialisti di Msd -. Solitamente sono liquidi a temperatura ambiente ma iniziano a solidificarsi in frigorifero. L’olio di oliva e l’olio di canola ne sono esempi. I grassi polinsaturi potrebbero contenere più di un solo atomo di idrogeno aggiuntivo. Questi grassi sono solitamente liquidi a temperatura ambiente e in frigorifero. Tendono a diventare rancidi a temperatura ambiente. L’olio di mais ne è un esempio. I grassi polinsaturi comprendono gli omega-3, contenuti nei pesci che vivono in mari profondi (come sgombro, salmone e tonno) e i grassi omega-6, contenuti negli oli vegetali».

I grassi trans.

Oltre ai grassi sopra descritti, esistono anche i grassi trans, ovvero una tipologia che nasce da un processo di idrogenazione, nel quale atomi di idrogeno vengono aggiunti artificialmente ad oli polinsaturi. «Gli oli contenenti acidi grassi trans – si legge nel Manuale Msd – possono essere utilizzati per preparare prodotti alimentari che non diventano rancidi e per preparare prodotti grassi solidi, come la margarina. I grassi trans sono particolarmente comuni nei prodotti da forno e fritti disponibili in commercio, come biscotti, cracker, ciambelle, patatine fritte e altri alimenti simili». Il consumo eccessivo di questa tipologia di grassi porta all’innalzamento dei livelli di colesterolo lipoproteico a bassa densità, il cosiddetto colesterolo cattivo (Ldl), e alla riduzione del colesterolo lipoproteico ad alta densità, quello considerato buono (Hdl). Questo processo aumenta il rischio di coronaropatia».

La gestione dei grassi nella dieta.

Considerati gli effetti delle varie tipologie di grassi, è bene organizzare la dieta in modo tale da ridurre quelli meno salutari. «Evitare i prodotti che contengono grassi trans – suggeriscono gli specialisti Msd – è una scelta saggia. I grassi trans sono ora riportati nelle etichette dei prodotti alimentari. Inoltre, se un grasso idrogenato o un grasso parzialmente idrogenato rappresenta il primo grasso sulla lista degli ingredienti, il prodotto contiene acidi grassi trans. Nelle voci del menu alcuni ristoranti offrono anche informazioni in merito ai grassi trans. Anche l’aspetto di una margarina o di un olio può aiutare a identificare gli alimenti contenenti questi acidi grassi, dal momento che più sono morbidi o liquidi, minore è il contenuto di acidi grassi trans. Per esempio, il contenuto di acidi grassi trans di margarine in vaschette è minore di quello di margarine in barrette. L’associazione ideale dei vari tipi di grassi non è conosciuta. Tuttavia, una dieta ricca di grassi monoinsaturi o omega-3 e a basso tenore di grassi trans è verosimilmente auspicabile».

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Quali effetti dei cellulari sul liquido seminale? I risultati in uno studio

Nei paesi industrializzati i telefoni cellulari sono ampiamente utilizzati in qualunque fascia di età e le persone trascorrono ore attaccate ai dispositivi elettronici per scopi diversi. In Corea del Sud, il paese di provenienza del team di ricercatori guidato da Sungjoon Kim che lo scorso 30 luglio ha pubblicato una meta-analisi sulla rivista Environmental research, edita da Elsevier, il tasso di penetrazione degli smartphone ha raggiunto il 95% nel 2019. I cellulari emettono onde elettromagnetiche a radiofrequenza (Rf-Emws) che va da 800 a 2200 MHz, la quale può essere assorbita dal corpo umano e provocare effetti avversi su cervello, cuore, sistema endocrino e apparato riproduttivo.

Gli studiosi sudcoreani, afferenti al Dipartimento di anatomia e informatica biomedica della Scuola di medicina della Pusan National University di Yangsan, hanno condotto una revisione sistematica tramite Embase per identificare tutte le analisi rilevanti pubblicate tra il 2012 e il 2021. Sono stati ritenuti idonei ai fini dello studio gli articoli in lingua inglese che riguardassero esclusivamente partecipanti umani, riportassero i parametri seminali di base e valutassero durate di esposizione superiori a quattro ore. Sono stati considerati studi sia sperimentali in vitro che osservazionali in vivo e gruppi di partecipanti sia provenienti da cliniche della fertilità che da popolazioni più ampie.

Nella meta-analisi sono stati inclusi 18 studi, per un totale di 4280 campioni. È stato rilevato che l’effetto dell’uso del cellulare sulla qualità dello sperma fosse dannoso, sulla base di meccanismi termici e non termici. L’effetto termico aumenta l’intensità del calore vicino agli organi riproduttivi del maschio, con esiti negativi sulla produzione del liquido seminale. Quanto più il telefono è posto vicino al corpo, tanto più calore viene generato dal dispositivo.

Diversi paper scientifici citati nello studio in oggetto hanno riportato che motilità, vitalità e concentrazione spermatiche diminuiscono drasticamente come conseguenza dell’esposizione a Rf-Emws emesse dai cellulari, dunque a causa di radiazioni non termiche. Queste onde elettromagnetiche aumentano la produzione di specie reattive dell’ossigeno (Ros) negli spermatozoi e inducono la formazione di addotti al Dna. Le Ros attaccano il Dna nucleare degli spermatozoi, compromettendo la catena di trasporto degli elettroni a livello mitocondriale e l’attività dell’enzima isocitrato deidrogenasi.

La frammentazione del materiale genetico può essere causa di una riduzione della fertilità, di un aumento dell’incidenza di aborto spontaneo e di complicanze fetali. Tra i diversi tipi cellulari, i gameti maschili rappresentano la popolazione più suscettibile allo stress ossidativo, che risulta quindi essere particolarmente sensibile agli effetti delle Rf-Emws. Le Rf-Emws potrebbero anche influenzare l’attività delle chinasi del ciclo cellulare degli spermi, portando ad apoptosi, anomalie cromosomiche e instabilità genomica, oltre ad indurre cambiamenti ormonali nel testicolo.

Kim et al. hanno sottolineato, sulla base della revisione condotta, che la qualità dello sperma peggiora nel momento in cui un soggetto inizia ad utilizzare il cellulare, in maniera indipendente dal tempo di impiego. Nella società moderna si fa uso dei dispositivi mobili fin dall’infanzia e questo costituisce uno dei motivi principali di infertilità maschile. Saranno necessari ulteriori studi per determinare l’effetto dell’esposizione alle Rf-Emws emesse dai nuovi modelli di smartphone.

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Lavaggio delle mani, le regole per un’igiene sicura

Il lavaggio delle mani è da tempo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come pratica di massima importanza al fine di limitare la diffusione di infezioni e malattie. Ma affinchè questa operazione ordinaria porti davvero a una buona igienizzazione delle mani, occorre effettuarla seguendo, ogni volta, determinati passaggi e regole. «Il lavaggio delle mani con acqua e sapone – spiega l’Oms – va eseguito quando le mani sono visibilmente sporche, dopo l’utilizzo dei servizi igienici e quando si sospetta una potenziale esposizione a patogeni. In genere l’acqua viene considerata un “solvente universale”, ma non ha la capacità di rimuovere sostanze idrofobiche come grassi e oli spesso presenti sulle mani sporche, per questo bisogna ricorrere all’utilizzo di saponi o detergenti. I saponi semplici (non antimicrobici) hanno un’attività antimicrobica minima, se non nulla, mentre quelli contenenti agenti antisettici consentono di inattivare o sopprimere i microrganismi».

Come eseguire il lavaggio.

Perché il lavaggio delle mani risulti efficace in termini di igiene, l’Oms raccomanda di seguire una procedura di cui indica tutti i passaggi, specificando che bisognerebbe dedicare a questa pratica almeno 40-60 secondi per volta. Si comincia bagnando le mani con l’acqua per poi applicare una quantità di sapone tale da ricoprire la superficie della mano. Si procede strofinando i palmi tra loro, strofinando il palmo destro sul dorso sinistro intrecciando le dita e viceversa e strofinando tra di loro i palmi incrociando le dita. In seguito, secondo le indicazioni dell’Oms occorre «frizionare i dorsi delle dita ai palmi opposti con le dita intrecciate, eseguire un movimento rotatorio con il palmo destro chiuso sul pollice sinistro e viceversa, ruotare la punta delle dita chiuse sul palmo della mano sinistra e viceversa, sciacquare le mani con acqua». In merito all’asciugatura, si consiglia di usare un panno monouso, utilizzandolo anche per chiudere il rubinetto.

L’uso della soluzione idroalcolica.

In assenza di acqua è possibile igienizzare le mani usando soluzioni idroalcoliche. «La frizione delle mani con soluzione idroalcolica – sostiene l’Oms – si è dimostrata efficace per una sicura igiene delle mani, tanto che è la metodica da preferire quando non sono visibilmente sporche. Rispetto al lavaggio con acqua e sapone ha diversi vantaggi, in quanto possiede un’azione antimicrobica, è più veloce, non necessità di infrastrutture come rubinetti, acqua pulita e asciugamani, e causa meno irritazioni cutanee (nella maggior parte delle soluzioni sono incluse formule umettanti)». Anche per l’uso di soluzioni idroalcoliche è bene seguire i passaggi indicati dagli esperti. La quantità prelevata dal dispenser deve essere tale da ricoprire la superficie di una mano. Si procede poi eseguendo le medesime operazioni indicate per il lavaggio con acqua e sapone finchè le mani non si asciugano.

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Castagne, ricca fonte di energia, sali minerali e vitamine

Da ottobre a dicembre in Italia è stagione di castagne. In questo periodo dell’anno, quindi, se vogliamo mantenere la saggia regola di consumare prodotti prevalentemente stagionali, è il momento di introdurre questo alimento che, tra l’altro, è difficile da reperire in altri mesi. Le sue caratteristiche lo rendono simile, per certi aspetti, ai carboidrati, vista la ricchezza di amido e zuccheri complessi, ma a questi si uniscono anche tanti sali minerali e diverse vitamine. Vale dunque la pena di inserire le castagne nella dieta dei mesi autunnali anche perché si tratta di un alimento che può essere preparato in vari modi e persino trasformato in farina e usato al posto delle farine di grano per preparare pasta, pane e altro.

Castagna fonte di acidi grassi essenziali.

La composizione della castagna le conferiscono alcuni vantaggi in più rispetto all’altra frutta in guscio. «L’elevato contenuto di fibre caratteristico delle castagne – si legge nell’enciclopedia degli alimenti dell’istituto clinico Humanitas – le rende un cibo a basso indice glicemico adatto a evitare pericolosi picchi nelle concentrazioni di zuccheri nel sangue. Al contrario, rispetto ad altra frutta a guscio, questi frutti sono meno ricchi in ossalato, molecola che può favorire la formazione di calcoli renali. Il punto di forza delle castagne è però un altro perché, a fronte di un contenuto in lipidi inferiore rispetto a quello caratteristico di altra frutta a guscio, si tratta di una buona fonte di acidi grassi essenziali, soprattutto di acido linoleico, importanti sia per un corretto sviluppo durante l’infanzia che per mantenersi in salute nell’età adulta. Le castagne sono inoltre una fonte di acido oleico, lo stesso acido grasso monoinsaturo cui sono imputabili diversi benefici per la salute associati al consumo di olio d’oliva».

Un ricostituente naturale.

Secondo la dottoressa Marina Carcea, dirigente tecnologo del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), la ricchezza di vitamine e sali minerali rendono le castagne utili anche per affrontare momenti di stress, affaticamento e cambio si stagione, consumandole come un ricostituente naturale. La ricchezza nutritiva di questo frutto ne fanno inoltre un alimento utile anche per gli sportivi, prima di un allenamento come fonte energetica, ma anche subito dopo per il recupero. In tutte le altre occasioni, questo frutto si può mangiare senza grandi limitazioni, purchè consumato arrosto o bollito. Vanno invece limitate le preparazioni inserite nei dolci, perché molto ricche di zuccheri.

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Smettere di fumare: d’inverno meno disturbi stagionali e molta più salute

Smettere di fumare è una scelta salutare in qualsiasi momento dell’anno, ma lo è ancor di più all’inizio della stagione fredda, già di per sé portatrice di disturbi respiratori. Dire stop al tabagismo significa migliorare il proprio stato di salute nel medio-lungo termine sotto diversi aspetti. Secondo il ministero della Salute, abbandonando le sigarette, «entro 20 minuti la frequenza cardiaca e la pressione del sangue si riducono, entro 12 ore il livello di monossido di carbonio nel sangue diminuisce e torna a livelli normali, entro 2-12 settimane la circolazione del sangue migliora così come le funzioni polmonari, entro 1-9 mesi diminuiscono la tosse e il respiro corto». E questo è solo l’inizio perché smettere di fumare riduce sensibilmente numerosi fattori di rischio. «Entro un anno – conferma il Ministero – il rischio di infarto diventa la metà di quello di un fumatore, entro 5-15 anni il rischio di ictus diventa uguale a quello di un non fumatore, entro 10 anni il rischio di tumore ai polmoni diminuisce fino alla metà e si riduce anche il rischio di tumori alla bocca, alla gola, all’esofago, alla vescica, alla cervice uterina e al pancreas. entro 15 anni il rischio di infarto diventa uguale a quello di un non fumatore».

In una sigaretta tante sostanze nocive.

Per capire concretamente con quali sostanze l’organismo entra in contatto fumando una sigaretta, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha realizzato un elenco dettagliato. Le sigarette contengono catrame, «il costituente più importante della parte corpuscolata del fumo – spiega l’Iss – formato principalmente da idrocarburi cancerogeni che si depositano nei polmoni e nelle vie respiratorie aumentando il rischio di tumori nei vari organi. Il fumo porta con sé anche diverse sostanze irritanti, come l’acroleina, la formaldeide, gli ossidi di azoto, ecc. che, inalate, inibiscono il movimento delle ciglia della mucosa delle vie respiratorie e, depositandosi, interferiscono con l’autodepurazione dei polmoni. Favoriscono inoltre infezioni, bronchite cronica ed enfisema». Come ben noto, poi, fumando si entra in contatto anche con la nicotina, che viene assorbita dalle mucose ed epiteli dei bronchi e dagli alveoli polmonari. La nicotina è anche la sostanza che induce dipendenza. A queste si aggiungono alcune sostanze derivanti dalla combustione, come l’ossido di carbonio che, come sottolinea l’Iss «si lega all’emoglobina riducendo il trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti».

Qualche consiglio dagli esperti.

L’Associazione svizzera non fumatori (Asn) ha pubblicato una serie di consigli pratici e strategie per aiutare, chi lo desidera, a smettere di fumare. «Fissate una data per smettere di fumare e rispettatela – suggerisce l’Asn -. Scrivete la lista degli inconvenienti del fumo e dei benefici per aver smesso. Domandate agli altri di non fumare in vostra presenza. Le prime settimane, evitate i luoghi dove si fuma. Tuttavia, se non potete o non volete evitarli, rifiutate gentilmente ma con fermezza qualsiasi invito a fumare. Siate fieri di non fumare più. Comunicate alle persone che vi stanno vicino che avete smesso di fumare, chiedete del sostegno, cambiate la vostra quotidianità per evitare i luoghi e le situazioni dove avevate l’abitudine di fumare. Per esempio, alzatevi da tavola appena terminati i pasti, volgete delle attività di diversione per rispondere al bisogno impellente di fumare (per esempio fare una passeggiata, bere dell’acqua, masticare un chewing-gum, lavare le mani). Ripetete a voi stessi che abituarsi a vivere senza sigaretta può richiedere del tempo e spesso molti tentativi».