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Stress e salute, i 10 consigli per affrontare meglio i disturbi

Quasi 9 italiani su 10 soffrono di disturbi legati allo stress. È quanto emerge da una ricerca sulla relazione tra gli stili di vita e lo stress, promossa da Assosalute (Associazione Nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica). Stanchezza, irritabilità, ansia, mal di testa, digestione lenta, bruciori di stomaco, insonnia, tensioni muscolari. A volte herpes sulle labbra e addirittura cuore «impazzito». E ancora: calano le difese immunitarie e ci si ammala con facilità. Sono solo alcuni dei tanti sintomi legati da un unico «filo rosso»: lo stress.
In che modo affrontare al meglio i disturbi legati allo stress? 1) Passeggiare all’aria aperta, non solo perchè si schiariscono i pensieri ma si favorisce la circolazione di endorfina che riduce gli ormoni dello stress.
2) Evitare di usare smartphone o pc di sera, inoltre, è molto importante fare delle pause dall’utilizzo prolungato di strumenti tecnologici e cercare di spegnere telefoni e computer almeno un’ora prima di andare a dormire.
3) Imparare a organizzare le vostre giornate al meglio, una causa molto diffusa dello stress è la “mancanza di tempo”, quindi una buona gestione della vostra agenda può aiutarvi a farvi sentire più rilassati e padroni di voi stessi.
4) Avere cura dell’alimentazione: il nostro benessere ne è strettamente legato. Esistono diversi alimenti in grado di ridurre l’azione dell’ormone principe dello stress, il cortisolo: tra le carni è consigliato il tacchino, tra i pesci prediligete quelli a più alto contenuto di grassi – come il tonno o il salmone – e tra le verdure si consigliano gli spinaci. Anche il cioccolato fondente è molto utile per abbassare i livelli di cortisolo.
5) Sforzarsi di dare la giusta importanza alle cose. Ridimensionare i problemi aiuta a rendersi conto di quante siano le cose per le quali, in realtà, proprio non vale la pena preoccuparsi.
6) Mantenere un atteggiamento funzionale. Prestare attenzione ai propri pensieri e porsi delle domande può essere molto utile ad allontanare ansie e problemi in quanto una riflessione interna, spesso, può aiutarci a comprendere meglio una situazione esterna.
7) Aiutarsi con la meditazione. Potete provare con la mindfulness, la forma di meditazione più studiata a livello scientifico. Fatta quotidianamente può dare ottimi risultati dal punto di vista neurochimico.
8) Ridere il più possibile. Avere un atteggiamento positivo può essere davvero utile nella prevenzione dello stress: è infatti provato che ridere fa bene alla salute perché aumenta la quantità di ossigeno che si respira, stimola il cuore, i polmoni e i muscoli e aumenta l’endorfina che rilascia il cervello.
9) Ascoltate musica. Che sia classica, rock o country non importa: la musica che vi piace vi aiuterà a fare una pausa dai tanti impegni della giornata e infonderà il cervello di neurochimici del buon umore, come la dopamina.
10) Se però lo stress si trasforma in disturbi fisici veri e propri, possono essere utili i farmaci di automedicazione riconoscibili dal bollino rosso con la faccina che sorride. In caso di mal di testa potete prendere antinfiammatori non steroidei (FANS), per i disturbi del sonno, invece, sono di aiuto sedativi leggeri come la valeriana o la passiflora.

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Attività fisica e memoria, lo sport aerobico fa bene alla mente

Quante volte ci è capitato di non ricordare una parola o il nome di una persona che sappiamo di conoscere? Questi piccoli errori, spesso frustranti, possono essere causati da una breve interruzione della capacità del cervello ad accedere ai suoni di una parola. In pratica, non abbiamo dimenticato la parola, e ne conosciamo il significato, tuttavia, la formulazione della stessa spesso ci risulta impossibile. Questi lapsus sono molto frequenti nella vita di tutti i giorni ma diventano più frequenti con l’avanzare dell’età.
Grazie alle evidenze scientifiche già presenti che hanno comprovato che le persone anziane in attività hanno un minor rischio dei vari deficit cognitivi, gli scienziati hanno pensato di approfondire cercando di capire se vi fosse una correlazione tra praticare attività aerobica e ricordare le parole.
Ebbene, i ricercatori dell’Università di Birmingham hanno analizzato 28 volontari di età tra 60 ed 80 anni, in salute e senza segni clinici di problemi cognitivi. La loro capacità aerobica è stata misurata mediante ciclo ergometro. Questo gruppo ed un secondo gruppo di volontari di circa 20 anni sono stati fatti sedere al computer, mostrando loro delle parole ad intermittenza. I giovani volontari avevano migliori capacità di ricordare le parole evidenziate, rispetto al gruppo di persone anziane, ma, tra i componenti del gruppo di anziani è stato evidenziato che coloro che facevano più attività fisica ricordavano meglio le parole mostrate.
Questo studio è solo osservazionale, ovvero, si è limitato ad osservare questo fenomeno. Non si può confermare che vi sia un nesso di casualità tra praticare attività fisica e migliore memoria, tuttavia, è fortemente possibile una correlazione tra le due.

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Intolleranza al glutine, gran parte dei pazienti in Europa sono ancora senza diagnosi

Il 16 di maggio si è celebrata la Giornata Mondiale della Celiachia, malattia cronica legata all’esposizione al glutine, e alla relativa intolleranza, da parte di adulti e bambini in Italia ed Europa. In occasione dell’evento l’Associazione Italiana Celiachia ha rilevato che in Italia i pazienti sono attualmente circa 200.000, di cui 21.277 bambini, fino ai 10 anni. In realtà le stime parlano chiaro: i celiaci dovrebbero essere almeno 600.000, ne consegue che gran parte della popolazione non è al corrente di avere questa patologia, con il rischio di sviluppare problemi di salute e complicanze.
In Europa il decorso che va dalla conoscenza del problema alla diagnosi definitiva può impiegare fino a otto anni, mentre, in Italia il tempo necessario all’accesso al SSN per avere la certezza di essere celiaci è di circa sei anni.
Un altro aspetto spesso sottovalutato è che la celiachia può presentarsi a qualsiasi età, a partire dallo svezzamento, momento in cui viene introdotto il glutine, passando per l’infanzia, sino ad arrivare all’adolescenza ed oltre.
L’unico modo al momento per bloccare il processo di intolleranza al glutine è quello di una rigorosa dieta senza glutine, pertanto, come riferito da Caterina Pilo, Direttore Generale Aic, in un’intervista ad Ansa, “è essenziale la diagnosi precoce, per tutelare il processo di crescita e lo sviluppo, gestendo nel migliore dei modi i sintomi. Se la celiachia non viene diagnosticata, i piccoli possono incorrere in severe complicanze, tra cui perdita di peso, problemi nella crescita, ritardo della pubertà, stanchezza cronica e osteoporosi”.

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Calcoli renali, gli antibiotici possono aumentarne il rischio

Un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Society of Nephrology ha evidenziato un possibile legame tra l’utilizzo di antibiotici per via orale e la presenza di calcoli renali.
Lo studio ha analizzato i dati sanitari di 13.8 milioni di pazienti provenienti dagli archivi dei medici di medicina generale, in Gran Bretagna, ed ha estrapolato i dati di 25.981 persone con calcoli renali, suddividendoli per sesso e per età, evidenziando l’eventuale somministrazione di antibiotici per via orale nei 12 mesi precedenti alla diagnosi.
Dopo aver controllato l’eventuale presenza di infezioni alle vie urinarie, medicazioni, malattie come gotta e diabete, ed altre variabili, gli scienziati hanno evidenziato che l’esposizione a cinque principali classi di antibiotici incrementa significativamente il rischio di calcolosi renale.
I farmaci sotto la lente vanno dalle pennicilline ad ampio spettro, che hanno incrementato la calcolosi del 27 %, ai sulfamidici, classe di antibiotici a cui è stato associato il raddoppio del rischio di calcolosi renale.
Allo stesso modo, altre classi di antibiotici tra cui cefalosporine, fluorochinolonici, nitrofurantoina, sono state associate ad un incremento del rischio, in gran parte più alto nei ragazzi al di sotto dei 18 anni di età, rispetto agli adulti.
Al momento, il meccanismo della possibile insorgenza dei calcoli renali non è ancora chiaro, tuttavia, il Dr. Gregory, urologo del Children’s Hospital of Philadelfia, crede che il problema sia causato tra l’interazione dei farmaci con il microbioma intestinale o del tratto urinario.

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Misurazione della pressione, ecco i sette errori più comuni quando si misura

La misurare la pressione è un gesto semplice e a volte quotidiano ma che mette di fronte ad una serie di piccoli errori ed imperfezioni che possono portare ad una lettura sbagliata dei valori.
L’American Heart Association, in occasione della giornata mondiale dell’ipertensione, nel mese di maggio, ha identificato e diffuso i sette errori principali che si commettono quando si misura la pressione.
Il primo errore che si commette è avere la vescica piena. E’ necessario svuotare la vescia prima di misurare la pressione. Questo accorgimento, quando preso, può togliere 10-15 punti alla lettura della pressione.
Il secondo errore riguarda la posizione della schiena e dei piedi: devono infatti essere entrambi appoggiati, la schiena sullo schienale della sedia, i piedi per terra. In questo caso, una posizione corretta può togliere 6-10 punti alla lettura.
Il terzo errore più comune che si commette è quello di avere il braccio non correttamente appoggiato. Se il braccio è appeso al fianco o lo si tiene alzato o abbassato durante la lettura, si potrebbero leggere valori fino a 10 punti più alti della misurazione reale. E’ importante quindi poggiare il braccio su una sedia o su un tavolo, in modo che il bracciale di misurazione sia all’altezza del cuore.
Il quarto errore riguarda il bracciale: quante volte abbiamo avvolto il bracciale di misurazione direttamente sugli abiti? Ebbene, anche in questo caso, una corretta misurazione della pressione prevede che il bracciale sia posizionato direttamente sul braccio nudo. Se non seguito, questo accorgimento, può aggiungere da 5 a 50 punti alla lettura della misurazione.
Il quinto errore, riferendoci alla dimensione del bracciale, accade quando questo è troppo piccolo e stringe eccessivamente il braccio. Potrebbero esserci dai 2 ai 10 punti di pressione in più, rispetto alla lettura normale.
Il sesto errore, che potrebbe aumentare la lettura della pressione di 2-8 punti, accade quando ci si siede con le gambe incrociate. In questo caso, l’accorgimento è quello di non incrociare le gambe quando si misura la pressione.
Infine, il settimo errore, probabilmente il più comune, è quando si parla durante la misurazione della pressione. Rispondere alle domande, parlare a telefono o interloquire può aggiungere alla lettura della pressione circa 10 punti. E’ importante quindi rimanere fermi e silenziosi durante la misurazione per fare in modo che sia quanto più accurata possibile