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Antibiotici, risorsa preziosa da usare responsabilmente

Dal 2017 il Ministero della Salute ha approvato il Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (Pncar). Con questa espressione, si indica la capacità di vari microrganismi di resistere all’effetto degli antibiotici, un fenomeno che sta destando preoccupazione nelle comunità scientifiche di tutto il mondo. Si è quindi ritenuto fondamentale mettere in atto una serie di misure per ridurre questo processo, spesso provocato da un uso improprio degli antibiotici sia da parte degli operatori sanitari sia dei cittadini. «Usare bene gli antibiotici è una responsabilità del singolo nei confronti della propria salute e della collettività – sottolinea il ministero della Salute-. Un comportamento non corretto, infatti, potrebbe ridurre l’efficacia della terapia e aumentare il rischio che i batteri sviluppino resistenza all’azione di quell’antibiotico, rendendolo quindi inutile».

Con gli antibiotici mai fare da sé.

Per ridurre al minimo il rischio di antibiotico-resistenza, il Ministero ha diffuso varie linee guida per spiegare ai pazienti i principali accorgimenti da adottare. Tra questi, è assolutamente raccomandato consultare sempre il medico prima di assumere qualsiasi antibiotico. «Poiché alcune malattie infettive, pur essendo provocate da microrganismi differenti, presentano sintomi simili – spiega il Ministero – solo il medico potrà valutare l’eventuale necessità di intraprendere la terapia antibiotica e il tipo di antibiotico da assumere. Questo non è, infatti, un medicinale da automedicazione e in farmacia può essere venduto esclusivamente dietro presentazione di ricetta medica». Anche la frequenza di assunzione e la durata della terapia devono seguire scrupolosamente le indicazioni del curante, senza mai superare o ridurre autonomamente il dosaggio, nè interrompere la cura in anticipo. In caso si avanzassero delle dosi di antibiotico, queste non devono essere assunte se non consultando nuovamente il medico, anche se si presentassero sintomi analoghi a quelli che hanno determinato la prima assunzione. Una volta scadute, le confezioni di antibiotico vanno smaltite nell’apposita raccolta di farmaci, consultando il farmacista se non ci fosse un cassonetto per medicinali nelle vicinanze.

Preservare l’efficacia dell’antibiotico è possibile e doveroso.

«Combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è possibile: gli antibiotici sono un bene prezioso, affinché la loro efficacia possa rimanere inalterata in futuro è necessario che tutti contribuiscano attraverso un uso corretto e responsabile». Con questo invito accorato, un opuscolo del Ministero della Salute ricorda a tutti che l’antibiotico è una delle più preziose conquiste della scienza e preservarne l’efficacia è possibile e doveroso. L’opuscolo elenca 10 cose da sapere sull’antibiotico, ribadendo che si tratta di un farmaco che cura le infezioni batteriche e non raffreddore, influenze o disturbi di altra origine. Un uso eccessivo di questa categoria di farmaci è la principale causa che può rendere i batteri in grado di resistere alla loro azione. Le raccomandazioni sull’uso degli antibiotici destinati alla cura degli umani valgono anche per quelli veterinari.

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Proteggersi dal sole, gli accorgimenti necessari contro i danni dei raggi UV

I raggi solari possono portare vari benefici alla salute, ma se l’esposizione ad essi è eccessivamente prolungata o effettuata quando il calore è troppo intenso, si corrono diversi rischi. Questi vanno da scottature lievi a severe, fino allo sviluppo di forme tumorali all’epidermide. La pelle, però, non è il solo bersaglio dei potenziali danni del sole: anche gli occhi e le labbra rischiano di incorrere in varie problematiche. «Un’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti – sostiene la Fondazione per la ricerca sul cancro (Airc) – favorisce a breve termine le scottature e a lungo andare la formazione di rughe e cheratosi, malattie croniche della pelle che in rare occasioni possono generare lesioni pretumorali. Dai melanociti, le cellule che producono il pigmento melanina. che conferisce il colore alla pelle, può avere origine il melanoma, il più pericoloso dei tumori cutanei, la cui incidenza è in aumento. La sua insorgenza può dipendere da esposizioni al sole intense e occasionali, che provocano scottature, soprattutto nell’infanzia». La Fondazione precisa però che i melanomi, benché favoriti anche da fattori genetici, si possono spesso prevenire proteggendo la pelle dai raggi ultravioletti in modo adeguato.

Anche occhi e labbra vanno protetti.

L’esposizione solare può causare anche vari problemi agli occhi, per cui si consiglia anzitutto di non fissare mai il sole direttamente e di proteggersi con occhiali da sole progettati per schermare i raggi UV. Tra i potenziali pericoli, l’Airc ricorda i danni alla retina, la formazione di cataratta e, anche in questo caso, il rischio di sviluppare un melanoma (che può formarsi anche all’interno dell’occhio). È inoltre possibile la formazione di carcinoma squamoso della cornea o della congiuntiva. Oltre a pelle e occhi, l’esposizione solare eccessiva provoca danni anche alle labbra, dove chi soffre di herpes labiale potrebbe vederlo riattivarsi e, dove, ancora una volta i raggi ultravioletti possono portare alla formazione di forme tumorali.

Gli accorgimenti per proteggersi dal sole.

La prima regola per ridurre i rischi è naturalmente la scelta accurata dei tempi e della durata dell’esposizione al sole, tenendo in massima considerazione anche i fattori soggettivi, come l’età e il fototipo di pelle (specie se si parla di bambini, anziani o persone dalla carnagione molto chiara). L’Intergruppo melanoma italiano (Imi) ha formulato un decalogo per proteggersi dai danni del sole. Esso ricorda anzitutto che «chi si scotta frequentemente al sole ha maggiori possibilità di sviluppare il melanoma». L’uso di protezioni solari, cappelli e indumenti riparanti è quindi ancor più consigliato a questi soggetti. Le creme vanno scelte il base al proprio fototipo e in grado di proteggere sia dai raggi Uva sia dagli Uvb. Tra le altre raccomandazioni, il decalogo dell’Imi sottolinea di «esporsi gradualmente per consentire alla pelle di sviluppare una naturale abbronzatura. In tal modo di riduce il rischio di scottature. L’utilizzo di creme solari facilita questo obiettivo, in quanto ci si abbronza anche con fattori di protezione elevati. Bisogna continuare a usare creme solari anche quando si è già abbronzati perché la cute abbronzata non è protetta completamente dall’azione degli UV che creano danni al Dna e alle fibre elastiche della pelle (fotoinvecchiamento)».

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Dormire bene dipende spesso dalle abitudini personali

«Le regole dell’igiene del sonno sono una serie di comportamenti che naturalmente favoriscono un sonno notturno di buona qualità». Così esordisce il vademecum (http://sonnomed.it/2019/11/12/vademecum-di-igiene-del-sonno/) dedicato all’igiene del sonno, pubblicato dall’Associazione italiana medicina del sonno (Aims). L’attenzione scientifica rivolta a promuovere l’importanza di un riposo notturno di qualità dimostra quanto questo sia fondamentale per la salute. Si parla infatti di “igiene del sonno” perché non basta dormire, ma occorre dormire bene, attivando correttamente i processi fisiologici che garantiscono all’organismo di rigenerarsi durante la notte. Secondo gli esperti, raggiungere una buona qualità del sonno ed evitare o ridurre eventuali problematiche d’insonnia, dipende in ampia parte dalle abitudini e dai comportamenti individuali. «La maggior parte delle forme di insonnia – spiega il vademecum dell’Aims – sono correlate a un mancato rispetto di alcune regole elementari. Tali abitudini scorrette, inoltre, fanno sì che i problemi del dormire diventino cronici. D’altro canto, la correzione di comportamenti scorretti riguardo all’igiene del sonno quasi sempre migliora, se non risolve completamente, i problemi di insonnia».

Stanza, alimentazione e comportamenti ideali per dormire bene.

Come riporta l’Aims per assicurare un sonno di qualità occorre anzitutto adottare comportamenti adeguati. L’Associazione raccomanda di non svolgere attività mentalmente impegnative o emotive come lettura, studio, utilizzo del computer o guardare la televisione nella stessa camera in cui si dorme. Questa deve essere confortevole, sufficientemente oscurata, silenziosa, avere una temperatura adeguata e un’aria né troppo secca né troppo umida. Naturalmente letto e materasso devono essere comodi. Secondo l’Aims anche l’alimentazione ha un ruolo importante nel favorire un sonno adeguato, specie nelle ore che precedono la sera, nelle quali è raccomandato di evitare l’assunzione di bevande stimolanti, come caffè, tè, cioccolata e bibite energetiche o con caffeina. Anche i pasti troppo abbondanti, calorici e iperproteici sono da evitare a cena, così come alcolici e fumo di tabacco. L’Associazione suggerisce anche alcune abitudini da mettere in pratica per evitare di disturbare il sonno notturno. Tra queste raccomanda di evitare di dormire durante il giorno, salvo un breve sonnellino dopo pranzo. Assolutamente sconsigliato addormentarsi subito dopo cena davanti alla televisione.

Orari regolari e attività serali poco impegnative.

Una raccomandazione specifica riguarda anche la regolarità degli orari, sia per coricarsi sia per il risveglio, che dovrebbero mantenersi il più possibile uguali ogni giorno, rispettando possibilmente le inclinazioni naturali e bisogni individuali di dormire. Secondo l’Aims, inoltre «tali orari andrebbero rispettati anche nei fine settimana e nei giorni di riposo o di vacanza». Proseguendo con le regole per una corretta igiene del sonno, il vademecum dell’Associazione precisa che, oltre alla già menzionata necessità di evitare di svolgere attività impegnative sul piano emotivo o mentale, nelle ore serali è sconsigliata anche l’attività fisica medio-intensa. Altri suggerimenti utili sono: evitare di rimanere a letto oltre il tempo necessario per dormire e, in caso di difficoltà a prendere sonno, non restare a letto per più di 10 minuti, ma alzarsi e svolgere attività rilassanti fino a quando non si avverte un senso di sonnolenza.

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Quali comportamenti per migliorare la qualità della vita?

Con il passare degli anni i primi acciacchi cominciano a farsi sentire. In che modo dunque contrastare e compensare l’azione degenerativa mediante l’applicazione di un corretto stile di vita? In prima battuta, è necessario allenarsi regolarmente. Non si tratta di allenamenti intensi in palestra ma il mantenersi più attivi possibili. Semplici esercizi a terra, nuotare, camminare o semplicemente restare in movimento facendo i classici servizi domestici. In sostanza, fare ciò che il tuo corpo permette di fare. L’importante è continuare ad allenarsi prendendo una trentina di minuti al giorno su tre o cinque volte a settimana. Tale atteggiamento deve essere parte di una routine.

Per mantenere uno stile di vita sano, inoltre, è necessario continuare a mangiare sano. Ciò aggiungendo più frutta e verdura alla dieta e mangiare meno carboidrati, sodio alto e grassi malsani. Evita di mangiare cibo spazzatura e dolci aiuta considerevolmente a controllare le funzioni corporee. Sempre con riferimento al cibo, è bene evitare di saltare un pasto. Ciò perché al pasto successivo l’organismo avrà bisogno ancora di più calorie.

Mantenersi impegnati nelle cose che appassionano è un atteggiamento che oltre a limitare lo stress, evita che le negatività della vita prendano il sopravvento. A questo si aggiunge il circondarsi di energia positiva per mirare a uno stato mentale sano. Non tutti i problemi possono essere risolti o evitati, ma è bene considerare di circondarsi di persone solari. Guardare il lato migliore della vita, anche se ci si trova in una situazione non desiderabile, aiuta a guardare in avanti e a superare le principali difficoltà.

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Resistenza agli antibiotici: un problema da non sottovalutare

«Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – evidenzia il ministero della Salute – ogni anno 700 mila persone nel mondo muoiono a causa di un’infezione dovuta a batteri resistenti agli antibiotici. Di queste, secondo le stime del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) 33 mila si registrano in Europa (UE) e oltre 10 mila riguardano il nostro Paese. L’antibiotico resistenza è un problema tanto grave quanto poco considerato. Gli antibiotici sono farmaci di vitale importanza e distinguono in batteriostatici, in grado di impedire o limitare la riproduzione dei batteri, e battericidi, che hanno la capacità di ucciderli. L’ uso improprio, per esempio nel trattamento di infezioni provocate da virus, su cui non sono attivi, provoca fenomeni di “resistenza”: la possibilità che i microorganismi diventino insensibili alla terapia a cui in precedenza rispondevano.

Per prevenire l’antibiotico-resistenza occorre ricordare che in molti casi l’organismo possiede la capacità di superare un’infezione provocata da batteri senza la necessità di ricorrere all’utilizzo di farmaci antibatterici. Stati come la comune influenza stagionale non sono ricettivi nei confronti di questa tipologia di medicinali. È assolutamente da evitare il fai-da-te: la decisione di assumere autonomamente un antibiotico per via sistemica non è mai una buona idea. Ciò che ha funzionato in passato per risolvere sintomi che sembrano analoghi a quelli di cui soffriamo oggi può non essere indicato. La scelta di un’eventuale terapia antibiotica deve essere effettuata dal medico di volta in volta, dopo una visita accurata e un’attenta analisi della sintomatologia, meglio ancora se suffragata da un antibiogramma. Per individuare la molecola più adatta il medico può infatti avvalersi di questo esame, che consente di valutare la sensibilità ai diversi antibiotici del batterio presente nel materiale biologico prelevato dal paziente, come urine, feci, sangue, muco.

È necessario attenersi scrupolosamente alla posologia affinché la terapia risulti efficace, debellando l’infezione e scongiurando il rischio di ricadute. Rispettare dosi, modi e tempi di assunzione è quindi un’altra norma fondamentale per impedire la comparsa di antibiotico-resistenza. Si ricorda infine che il problema in questione in parte è dovuto alla somministrazione di antibatterici in ambito veterinario come promotori dell’accrescimento degli animali da allevamento. Come conseguenza di questa pratica, vietata negli stati membri dell’Unione europea, alcuni ceppi hanno sviluppato resistenza agli antibiotici somministrati agli animali destinati all’alimentazione umana, divenendo causa di infezioni nell’uomo che non risultano più curabili con gli antibiotici abitualmente prescritti.